Il pianto del neonato è fatto apposta per non lasciare indifferenti.
Non
esistono neonati che mangiano, dormono e non piangono mai.
Come aiutare i genitori a capire il pianto del neonato.
Non esistono i neonati che mangiano,
dormono e non piangono mai.
Ve ne sono alcuni che piangono di meno ed altri
che strillano di più: ma nelle prime settimane di vita, in realtà, i neonati piangono
tutti, in media circa due ore al giorno. E con il passare del tempo è normale
che le ore di pianto aumentino, arrivando abitualmente, a sei settimane di età,
a quattro.
Tutto ciò si spiega con il fatto che un lattante ha a disposizione
pochi mezzi per comunicare con il mondo che lo circonda ed il più importante di
questi è proprio il pianto. Come ogni linguaggio, anche il pianto è formato da
suoni, da espressioni diverse che hanno un significato preciso. Non esistono regole
precise per interpretare le strilla di un bambino, ma con il passare del tempo
i genitori imparano a decifrare i vari tipi di pianto e a capire quello che il
figlio vuole.
C’è il pianto breve e ritmico che si fa a
mano a mano più
intenso quando il bambino ha fame o sete o il pianto lamentoso del bebè troppo
stanco o annoiato o il pianto improvviso, disperato, inconsolabile, spesso
accompagnato da sudorazione e arrossamento del viso, del lattante che ha dolore
(ad esempio per una colica o per il mal d’orecchio) o il pianto che scoppia
inaspettatamente quando sta per addormentarsi e che serve al piccolo per
scaricare l’eccesso di tensione accumulata durante la giornata.
Quando i genitori non riescono ad
interpretare i messaggi del figlio, può essere utile seguire alcuni
accorgimenti:
·
offrirgli dell’acqua o una tisana o il ciuccio o
del latte
·
prenderlo in
braccio cantandogli la ninna-nanna e cullandolo, ma non troppo lentamente come
fanno alcuni genitori. Alcuni studi hanno dimostrato che il ritmo più efficace
è di 60 oscillazioni al minuto, con un ampiezza di circa 10 centimetri
·
accarezzarlo
delicatamente parlandogli con dolcezza tenendolo a pancia in giù sulle vostre
ginocchia
·
controllare
che il pannolino non sia bagnato o che il piccolo non sia sudato e accaldato o
che non abbia il nasino chiuso o che gli indumenti non siano troppo stretti
·
sistemargli
la testa sulla spalla picchiettandolo sulla schiena in modo da favorire la
fuoriuscita di aria dallo stomaco
·
fargli un
bagnetto tiepido in modo da rilassarlo
·
sistemarlo
nel marsupio in modo da avere le mani libere e non doverlo tenere in braccio troppo
a lungo.
Concludendo, un lattante di pochi
mesi di vita non piange mai solo per capricci o per fare
un dispetto, ma per
esprimere uno stato di malessere oppure per attirare l’attenzione al fine di
comunicare le sue esigenze. È sicuramente un errore ignorare le sue lacrime o
abbandonare il bambino nella sua stanzina fino a che il pianto cessi per
esaurimento, ma occorre cercare di mettere in atto tutti
gliaccorgimenti
per alleviare la sua pena.
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