Viste le tante richieste di sapere se è possibile avere già dalla nascita anticorpi specifici contro il tetano, ho chiesto alla Comilva e ho riportato in parte gli studi che in questi ultimi anni sono stati effettuati.
"Per immunità naturale
specifica si intende la presenza di anticorpi specifici contro il tetano nel
sangue di soggetti che non sono mai stati vaccinati. Il metodo sierologico è
accettato dall’OMS, infatti: “L’alternativa in vivo più investigata (…) è l’utilizzo
di metodi sierologici per la determinazione dei titoli anticorpali nel siero di
animali immunizzati come punto finale per la determinazione dell’efficacia
del vaccino” (1). Come potrà apprendere di seguito, nonostante diversi
studi ne attestino l’esistenza, le case farmaceutiche produttrici di vaccini
negano la sussistenza di un’immunità naturale all’interno delle loro monografie
(21).
Risulta però sempre più frequente il riscontro di bambini mai
vaccinati che presentano un adeguato titolo anticorpale antitetanico nel
sangue, cioè in quantità sufficiente per fornire una protezione immunitaria
contro il tetano (2).
Siamo consapevoli che il livello di anticorpi richiesto
universalmente protettivo è a tutt’oggi in realtà sconosciuto. Infatti, non si
conosce con certezza la quantità di antitossina circolante necessaria per una
immunità completa contro il tetano (3, 4).
La determinazione di un tasso
fisso di
antitossina infatti non prende in considerazione le diverse condizioni di
produzione e di assorbimento della tossina tetanica nelle zone anaerobiche di
una ferita o di una necrosi ombelicale. Non c’è dunque un tasso protettivo
assoluto.
In ogni caso, si considera come tasso protettivo sufficiente una
concentrazione sierica di antitossina tetanica, espressa in unità
internazionali (UI o IU), di 0,01 UI/ml (2).
Avere una adeguata concentrazione della specifica antitossina
antitetanica circolante nel sangue è ritenuta dall’Organizzazione Mondiale per
la Sanità e dal “Centers for Disease Control and Prevention” statunitense
una sicura misura di profilassi della malattia così come in molti studi
epidemiologici il livello di riferimento di anti-tossina nel siero di 0,01
UI/ml risulta sufficiente a conferire una protezione contro il tetano (5, 6, 7,
8, 9, 10, 11, 12, 13, 14, 15).
Questo valore è stato determinato con studi condotti in animali
durante i quali si è osservata una correlazione tra concentrazione di
antitossina e sintomi clinici di tetano o la morte. Si hanno pochi dati
sperimentali sull'uomo ed è raro osservare direttamente tassi protettivi di
anticorpi. Wolters e Dehemel si sono auto somministrati una dose di tossina
tetanica equivalente a 2 o 3 volte la dose umana (calcolata in funzione del
loro peso sulla base dell’esperienza maturata con i porcellini d’india). La
loro concentrazione sierica post-vaccinale di anticorpi era di 0,004 e di 0,005
UI/ml e non si sono ammalati di tetano dopo l’iniezione intramuscolare della
tossina tetanica (secondo Ullberg-Olson 1976).
Non sapendo quale sia la dose umana di tossina tetanica
necessaria per provocare la comparsa del tetano, è difficile interpretare
questa straordinaria esperienza. Esistono altresì pubblicazioni
scientifiche che attestano l’insorgere del tetano in pazienti vaccinati con
elevati livelli di antitossina tetanica, in un caso iper-immunizzato al fine di
produrre immunoglobuline tetaniche a scopo commerciale (16).
Gli stessi produttori di vaccini contenenti l’anatossina
tetanica (GlaxoSmithKline Biologicals, Novartis Vaccines and Diagnostics GmbH, Sanofi Pasteur)
riportano sistematicamente all’interno delle monografie ufficiali e più recenti
dei vaccini commercializzati per le differenti fasce d’età, alla voce “Clinica
farmacologica” con relativa bibliografia a supporto, come il livello minimo di
antitossina tetanica nel siero pari a 0,01 UI/ml sia da considerarsi
protettivo.
In alcuni casi, come per la monografia del tetatox, addirittura
non sussiste alcun tipo di dato disponibile cui fare riferimento. Inoltre,
nel riportare gli studi
clinici sull’efficacia
della serie vaccinale, il raggiungimento del
dosaggio di 0,01 UI/ml nel siero dei soggetti testati viene preso a riferimento
per il positivo esito della pratica vaccinale (18).
In relazione al vaccino va rilevato che, come ammesso dallo
stesso CDC di Atlanta, l’efficacia della tossina non è stata mai stata
analizzata in uno studio che ne valutasse scientificamente la sicurezza e l’efficacia,
presunta sulla base di un processo “deduttivo” il che non può che porre
ulteriori interrogativi alla luce dei dati ufficiali e dei report
sull’incidenza della malattia (35).
Inoltre,
come già citato, la copertura vaccinale non garantisce l’eventualità di
contrarre il tetano, tant’è che The Robert Koch Institute afferma che in Germania il
66% delle persone che contraggono il tetano sono state soggette a cicli
vaccinali completi. In Svizzera tale percentuale è del 50%. Elevati
livelli di antitossina tetanica, come indicato nell’edizione del marzo 2003 del
“New Zealand Doctor newsletter”, hanno determinato
un case report con forma grave e generalizzata di tetano in un adulto 29-enne
(36). Anche le conclusiioni pubblicate in “Scand J Infect Dis, 15:303-306,
1983: Overdose of Booster Tetanus Toxoid Given in Error: Clinical study” pongono ulteriori
riflessioni sull’opportunità di elevati livelli anticorpali.
A livello epidemiologico
alcuni dati ufficiali illustrano chiaramente il fenomeno.Nel periodo1998--2000, l’incidenza annuale era di 0,16 casi/milione nella popolazione complessiva, scesa nel successivo rapporto intitolato “Sorveglianza/vigilanza del tetano – Stati Uniti, 2001-2008, Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC)” a 0,10 casi/milione nella popolazion complessiva e 0,23 casi/milione tra le persone con più di 65 anni. L’incidenza tra gli Ispanici era circa il doppio rispetto a quella tra non ispanici, una differenza spiegata dal fatto che 16 casi tra gli ispanici erano consumatori di droga per via endovenosa (IDUs). Inoltre, nei casi 0,10/milione riscontrati la percentuale con esito mortale (fatalità) era pari al 13,2%. Non esistono informazioni aggiuntive sulla cura delle ferite, status di vita socio-economico in particolare degli anziani che hanno contratto la malattia pur sapendo che il diabete è presente nel 15,4% dei casi riscontrati (36, 37).
Se si considera che negli Stati Uniti il tasso di mortalità per incidenti stradali è di 15,64/100000 o che 7 nascite/1000 causano lesioni la dimensione del fenomeno è chiara.
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