martedì 30 settembre 2014

ASSEGNO MATERNITA' DELLO STATO E DEI COMUNI

assegno di maternità dello Stato è una prestazione previdenziale a carico dello Stato erogata e concessa direttamente dall’Inps.
L’assegno di maternità dei Comuni è una prestazione assistenziale concessa dai Comuni ed erogata dall’Inps in presenza di determinati requisiti reddituali.


A CHI SPETTA

Può essere richiesto:
  • dalla madre anche adottante
  • dal padre anche adottante
  • dall’affidataria preadottiva
  • dall’affidatario preadottivo
  • dall’adottante non coniugato
  • dal coniuge della madre adottante o dell’affidataria preadottiva
  • dall’affidatario/a (non preadottivo/a) nel caso di non riconoscibilità o non riconoscimento da parte di entrambi i genitori.
I requisiti richiesti per il diritto sono:
  • generali:
    • residenza in Italia
    • cittadinanza Italiana o di uno stato dell’Unione Europea ovvero in possesso della carta di soggiorno se cittadini extracomunitari
  • per la madre:
    • se lavoratrice, deve avere almeno 3 mesi di contribuzione per maternità nel periodo compreso tra i 18 e i 9 mesi precedenti il parto o l'effettivo ingresso del bambino in famiglia in caso di adozione
    • se ha svolto un'attività lavorativa di almeno 3 mesi e ha perso il diritto a prestazioni previdenziali o assistenziali, il periodo intercorrente tra la data della perdita del diritto e la data del parto o dell’effettivo ingresso in famiglia del bambino in caso di adozione o affidamento, non deve essere superiore al periodo di fruizione delle prestazioni godute e comunque non superiore a 9 mesi
    • se durante il periodo di gravidanza ha cessato di lavorare per recesso, anche volontario dal rapporto di lavoro, deve poter far valere 3 mesi di contribuzione nel periodo che va dai 18 ai 9 mesi antecedenti al parto
  • per il padre:
    • in caso di abbandono del figlio da parte della madre o di affidamento esclusivo del figlio al padre, deve essere in possesso, al momento dell’abbandono o dell’affidamento esclusivo, dei requisiti contributivi previsti per la madre
    • se è affidatario preadottivo, nell’ipotesi di separazione dei coniugi intervenuta nel corso della procedura di affidamento preadottivo, deve essere in possesso, al momento dell’affidamento, dei requisiti contributivi previsti per la madre
    • se è padre adottante, nell’ipotesi di adozione senza affidamento quando intervenga la separazione dei coniugi, deve essere in possesso, al momento dell’adozione, dei requisiti contributivi così come è previsto per la madre
    • se è padre adottante non coniugato, nell’ipotesi di adozione pronunciata solo nei suoi confronti, deve essere in possesso, al momento dell’adozione, dei requisiti contributivi previsti per la madre
    • se ha riconosciuto il neonato o è coniuge della donna adottante o affidataria preadottiva, in caso di decesso della madre naturale o di quella adottiva o affidataria preadottiva, è necessaria la sussistenza delle seguenti condizioni al momento della domanda:
      • regolare soggiorno e residenza in Italia del padre o del coniuge della deceduta
      • il minore si trovi presso la sua famiglia anagrafica
      • il minore sia soggetto alla sua potestà
      • il minore non sia in affidamento presso terzi
      • la donna deceduta non abbia a suo tempo già usufruito dell’assegno.
I requisiti dei 3 mesi di contributi tra i 18 e i 9 mesi precedenti e della perdita del diritto da non più di 9 mesi a prestazioni previdenziali o assistenziali, in questo caso non sono richiesti in quanto il diritto all’assegno deriva dalla madre o donna deceduta.

L'assegno non è cumulabile con altri trattamenti previdenziali fatto salvo l’eventuale diritto a percepire dal Comune la quota differenziale e spetta:
  • alle cittadine italiane
  • alle cittadine comunitarie
  • alle cittadine extracomunitarie in possesso della carta di soggiorno
purché residenti in Italia.
Il diritto all’assegno compete in presenza di determinati requisiti reddituali la cui verifica compete al Comune di residenza.


LA DOMANDA

La domanda (mod. SR28) deve essere presentata alla sede Inps di competenza entro 6 mesi (termine perentorio) dalla nascita del bambino o dall'effettivo ingresso del minore in famiglia nel caso di adozione o affidamento.

La domanda deve essere presentata al Comune di residenza entro 6 mesi dalla nascita del bambino o dall'effettivo ingresso del minore in famiglia nel caso di adozione o affidamento (l'assegno di maternità può essere erogato alle madri extracomunitarie che, entro 6 mesi dalla nascita del bambino, presentano tutta la documentazione richiesta, compresa la carta di soggiorno).


QUANTO SPETTA

L’importo dell’assegno, per le nascite avvenute nel 2010 e per gli affidamenti preadottivi e le adozioni dei minori il cui ingresso in famiglia sia avvenuto nel 2010, è pari a Euro 1.916,22 (misura intera).

L’ importo dell’assegno e il requisito reddituale, per le nascite, gli affidamenti preadottivi e adozioni senza affidamento avvenuti nell’anno 2010, sono i seguenti:
  • assegno di maternità (in misura piena) = Euro 311,27 mensili per complessivi Euro 1.556,35(Euro 311,27X 5 mesi)
  • indicatore della situazione economica (I.S.E.) con riferimento ai nuclei familiari con tre componenti = Euro 32.448,22.

lunedì 29 settembre 2014

PAP TEST IMPORTANZA DEL PAP TEST

Test di Papanicolaou: un esame al femminile


Comunemente noto come Pap test, è importante conoscerlo e aiutare le donne a sottoporsi a quest'esame con più serenità.

In che cosa consiste il test di Papanicolaou (o Pap test)?


© Jupiter
Si tratta di un esame volto ad accertare l'eventuale presenza di tumori all'apparato genitale femminile ed eseguito mediante un semplice prelievo di materiale ("striscio") dalla superficie della mucosa uterina o vaginale. Comunemente noto come "Pap test", offre un elevato grado di attendibilità.

Come viene eseguito?

Passando un tampone d'ovatta e una spatola sulla superficie della mucosa uterina esterna o vaginale e strisciando il materiale così prelevato su un vetrino; lo striscio viene poi colorato con una tecnica speciale e quindi esaminato al microscopio.

NON È un esame doloroso o fastidioso?

viene eseguito da un'ostetrica

Tutte le donne dovrebbero sottoporsi al Pap test, infatti

oggi si consiglia a ogni donna adulta (dal l° rapporto in poi e comunque dai 25 anni anche alle donne vergini) di sottoporsi a questo esame almeno una volta all'anno, in modo da poter scoprire un eventuale tumore in uno stadio ancora iniziale e quindi perfettamente curabile: in simile eventualità, essendo ancora circoscritto a una zona ben delimitata, il tumore può essere eliminato mediante intervento chirurgico.

domenica 28 settembre 2014

neonati e animali domestici

La presenza di un animale domestico rappresenta uno stimolo importante per la crescita affettiva e psicologica di un bambino, soprattutto se il cucciolo è un gattino oppure un cagnolino. Tra il piccolo e l'amico "a quattro zampe" si instaura un rapporto emotivo molto particolare poiché il bimbo impara a rapportarsi con un essere vivente diverso da sé, adattandosi alle sue esigenze e riversando il proprio amore verso qualcuno diverso dai genitori, che fino allora sono stati il suo punto di riferimento affettivo privilegiato.
L'animale è in grado di offrire una piacevolissima e divertente compagnia, creando un rapporto di affetto e di complicità tra "pari", tra cucciolo e cucciolo, diventando un compagno di giochi e di scambi di affettuosità con cui il bimbo è capace di intendersi senza alcun bisogno di parole. L'incontro con questo nuovo amico può rappresentare, per il bambino, un'occasione preziosa per imparare a gestire le sue sensazioni, prendere coscienza del mondo reale e nutrire il suo immaginario: un compagno fidato con cui confidarsi se si è tristi o adirati, senza paura di giudizi o condizionamenti.

Qualche consiglio

I genitori devono insegnare al bambino che il cucciolo non è un giocattolo di cui disporre senza alcuna limitazione, spiegandogli che va sempre rispettato anche quando si gioca, stando attenti a non tirare i peli o la coda o i baffi oppure a non abbracciarlo in modo troppointenso perché anche l'animale più mansueto può reagire in modo inaspettato.
È utile coinvolgere i bambini più grandi in alcune semplici incombenze come, ad esempio, portare all'amico "a quattro zampe" la ciotola con la pappa o con l'acqua, al fine di responsabilizzarli nel prendersi cura di un altro essere vivente. In alcuni casi la presenza in casa di un cucciolo può essere molto indicata per risolvere alcuni disagi di origine psicologica del bambino: la presenza di un animale può essere, ad esempio, di aiuto a sconfiggere le sue paure verso ciò che non conosce e a renderlo più disponibile per affrontare ed accettare nuove esperienze.
Occorre tenere presente che, se l'animale viveva in casa ancora prima della nascita del bambino, è necessario dargli il tempo di conoscere il nuovo nato, per evitare che lo consideri come un intruso e ne sia geloso.

E' importante l'igiene

Al fine di evitare che una convivenza così particolare possa rappresentare un qualsiasi rischio per la salute del bambino, è necessario adottare alcune precauzioni. La prima regola da osservare è quella di mantenere gli animali in buona salute e ben curati, rispettando il calendario vaccinale e portandoli dal veterinario periodicamente per visite di controllo. Occorre eliminare i parassiti dall'animale domestico con gli appositi prodotti in vendita, seguendo attentamente le modalità d'uso e le avvertenze allegate alla confezione per evitare la comparsa di fenomeni tossici nell'animale e nell'uomo.
È necessario lavare accuratamente le ciotole contenenti il cibo e le vaschette per l'acqua. È opportuno sostituire spesso la sabbia delle lettiere, allontanando gli escrementi, e pulire di frequente e a fondocucce, brande, gabbie. Durante queste mansioni è consigliabile, per evitare il contatto diretto con feci e urine, indossare guanti di gomma. Una volta alla settimana è utile passare un disinfettante.

venerdì 26 settembre 2014

MUGHETTO NEI NEONATI

L’arrivo di un bambino porta tanta gioia, ma sono poche le mamme che riescono a tenere lontane ansie e preoccupazioni, soprattutto se si tratta della prima gravidanza. Se poi si è costrette ad avere a che fare con piccoli malesseri del neonato già nelle prime settimane di vita, le crisi di panico sono proprio dietro l’angolo.
Uno dei primi disturbi del neonato è il mughetto, problema molto comune e risolvibile ma spesso fonte di ansia per una neomamma, specialmente perché potrebbe portare il piccolo ad assumere meno latte. Si tratta di un’infezione causata dal fungo “Candida albicans”, con il quale il neonato entra in contatto durante il {parto} 
 Non è una malattia contagiosa ma tutte le zone del corpo generalmente umide sono terreno fertile perché si sviluppi, come appunto la bocca dei bambini e le zone intime. coperte dal pannolino.
Inarte di casi, tuttavia, si manifesta con la comparsa di piccoli puntini bianchi all’interno della bocca e sulla lingua, ben visibili quando il bimbo piange soprattutto se infastidito durante la poppata e nella zona intima anhe, puntini intorno alla zona anale.
Spesso non ci si accorge immediatamente della presenza del mughetto, perché le caratteristiche macchie bianche potrebbero essere scambiate per residui di latte: c’è però un modo molto semplice per verificare l’infezione in atto, infatti se si prova a pulire la bocca dei {#neonati} con una garza l’eventuale latte viene asportato, mentre le chiazze no.
Spesso il mughetto, soprattutto in boca compare da solo nell’arco di pochi giorni, tuttavia se il bimbo mostra di avere molto fastidio e smette di mangiare potrebbe essere necessario unprodotto antifungino, una crema delicata da applicare dentro la bocca dopo ciascuna poppata. Prima di procedere con questa terapia si può provare a risolvere il problema con una semplice pulizia del cavo orale, effettuata passando più volte al giorno su bocca e lingua una garza sterile imbevuta di acqua (precedentemente portata a bollitura) ebicarbonato.
In nessun caso, comunque, il tipo di terapia usata compromette l’allattamento.

ECOGRAFIE ALLE ANCHE DEL NEONATO

Che cos’è l’ecografia delle anche (neonatale)?

L’ecografia delle anche (neonatale) è un esame effettuato con gli ultrasuoni, che permette lo studio della morfologia delle anche del neonato. Si tratta di un esame del tutto innocuo, che utilizza la stessa tecnica con cui il piccolo viene visualizzato quando è ancora nell’utero materno.

A che cosa serve l’ecografia delle anche (neonatale)?

L’ecografia delle anche (neonatale) ci permette di visualizzare i rapporti articolari e la maturità dell’anca neonatale, valutando la morfologia e la crescita sia della cavità acetabolare (parte del bacino a forma di coppa), che della testa femorale, offrendoci la possibilità di individuare precocemente anomalie come la displasia (alterazione della morfologia dei componenti articolari) e la lussazione (perdita dei fisiologici rapporti articolari con fuoriuscita della testa femorale dalla cavità acetabolare).

A che età si può eseguire l’ecografia delle anche (neonatale)?

L’ecografia delle anche (neonatale) fa parte dello screening neonatale ed è consigliata sia ai maschi, sia alle femmine. Va eseguita, solitamente, entro i primi 2/3 mesi di vita, quando le anche non sono ancora particolarmente ossificate, permettendo la diagnosi e il trattamento precoce della displasia evolutiva dell’anca, la quale comprometterebbe la deambulazione futura del neonato.

Nel caso fossero presenti dei fattori di rischio (familiarità per la displasia evolutiva dell’anca, parto podalico, parto gemellare, ecc.), è consigliabile eseguire tale esame entro i primi 45 giorni di vita.

Come si svolge l’ecografia delle anche (neonatale)

Per l’esecuzione dell’ecografia delle anche (neonatale), il neonato viene posizionato sul fianco (decubito laterale) con l’aiuto dei genitori. Il medico posiziona la sonda ecografica, ricoperta di gel, per acquisire le immagini per entrambe le anche, utili per la valutazione della morfologia dell’anca.

Durata dell’ecografia delle anche (neonatale)

L’ecografia delle anche (neonatale) dura pochi minuti e non reca nessun fastidio al neonato.

Norme di preparazione dell’ecografia delle anche (neonatale)

L’ecografia delle anche (neonatale) non prevede una preparazione specifica.

mercoledì 24 settembre 2014

PAPPA REALE PROPRIETA'


L'uso della pappa reale è soprattutto indicato per i bambini e le persone anziane. Quanto agli adulti, sono specialmente i debilitati, le persone che lavorano troppo, gli indeboliti, i nevrastenici, che potranno, più degli altri, apprezzare i benefici effetti. 

L'uso continuato provoca un piacevole senso di euforia e di vigore.
 Scompare ogni senso di stanchezza e di svogliatezza ed è per questo che la pappa reale è consigliata agli atleti e agli sportivi in genere.
 Risultati veramente spettacolari la pappa reale li ha ottenuti sui bambini, di qualunque età: risveglia l'appetito, combatte i disturbi intestinali e l'anemia, aumenta il tono generale dell'organismo. 
Da risultati medici, il buon uso della pappa reale, esercita una benefica azione sulla crescita, sulla pelle (la rende più morbida ed elastica), contro la forfora e la perdita dei capelli, sull'ulcera duodenale(questa affezione nel 60% dei casi è dovuta ad avitaminosi pantotenica), sull'appetito (soprattutto i bambini e i convalescenti),
 sul diabete (calo del tasso zuccherino nel sangue fino al 33% registrato tre ore dopo la somministrazione della pappa reale ). 
Effettua buona azione sul  sistema neurologico,
 sulla anemia e specialmente sull'anemia senile, 
sull'astenia
sul colesterolo 

ConservazioneAllo stato puro la si conserva in frigorifero; la temperatura adatta è quella delle verdure; fuori dal frigorifero non si altera ma perde, a partire da 8-10 giorni, parte delle sue qualità.  

Dosi e modo di somministrazione della pappa reale pura: 

  La quantità giornaliera può essere di circa 1 grammo per adulti e adolescenti, e di ½ grammo per i bambini - il cucchiaio allegati, tenuto quasi orizzontalmente, raccoglie circa ½ grammo.
Essa va consumata di preferenza al mattino a digiuno, un po' prima di colazione; va messa possibilmente sotto la lingua in modo che venga assorbita subito dalle ghiandole salivari. Ottimo è l'uso abbinato al miele, stemperando la quantità giusta in un cucchiaino di miele.

L'uso va ripetuto 2 o 3 volte all'anno per periodi di almeno 30 giorni ad intervalli regolari: manterrà ottima salute e ridarà le forze, il dinamismo,

martedì 23 settembre 2014

I RIUTUALI DELLA NANNA


I rituali della nanna


Dalla nascita fino a quando sono grandi, ecco quali giochi e attività proporre ai bimbi per aiutarli a conciliare il sonno e addormentarsi sereni.




Molti bambini, indipendentemente da quale sia la loro età, faticano ad addormentarsi la sera. Per molti è fisiologico. Altri temono il buio e percepiscono il momento della nanna come un abbandono da parte di mamma e papà. Altri, di solito i più grandisono sovraeccitati dalle attività che svolgono prima di andare a dormire e, una volta nel lettino, non riescono a chiudere occhio.

Il punto è che tutti i bimbi avrebbero bisogno di avere orari più regolari ed essere accompagnati al sonno con una sorta di rituale che li aiuti a rilassarsi e ad addormentarsi sereni.

 
NEONATI: IL RITUALE DEL BAGNETTO E UN MASSAGGIO PRE-NANNA

I neonati sono persone abitudinarie. Non importa a che ora li mettiate a nanna purché questo orario sia mantenuto in modo regolare e l'accompagnamento al sonno sia preceduto da una serie di azioni che vanno ripetute nel tempo.

Il bagnetto serale, che va eseguito prima dell'ultima poppata, rappresenta un'ottima occasione per rafforzare il rapporto mamma/papà-bambino e per aiutarlo a rilassarsi. L'acqua della vaschetta deve essere tiepida, miscelata, eventualmente, con oli rilassanti (per esempio, l'olio di camomilla) specifici per bebè. I genitori devono abituarsi a lavare il piccolo in modo delicato come se lo stessero sottoponendo a un massaggio.

Proprio il massaggio, d'altra parre, è una di quelle pratiche che potrebbero precedere il momento della nanna. Se ben eseguito, infatti, i movimenti sul suo corpo, aiutano il neonato a rilassarsi e a prendere sonno.

 
DOPO L'ANNO: FAVOLE E COCCOLE

Abituarsi a leggere al bambino una favola prima di farlo addormentare è una consuetudine che i genitori dovrebbero adottare e non abbandonare più (per lo meno fino a quando il bimbo non è in grado di leggere da solo).

Già dopo i sei mesi i bebè possono essere accompagnati alla nanna con un libro purché questo sia adatto alla loro età, di facile comprensione e possibilmente tattile (in gomma o in stoffa). Man mano che crescono i racconti possono essere più lunghi e una sorta di teatralizzazione è utile non solo per coinvolgere il bimbo, ma per aiutarlo a rilassarsi.

Anche le coccole sono un ottimo sistema per guidare il bambino verso le braccia di Morfeo, purché siano caratterizzate da movimenti lenti, delicati e non richiedano, da parte del piccolo, attività motoria.

 

lunedì 22 settembre 2014

CALMARE IL PIANTO DEL NEONATO


Il pianto del neonato è fatto apposta per non lasciare indifferenti.
 Non esistono neonati che mangiano, dormono e non piangono mai. Come aiutare i genitori a capire il pianto del neonato.

Non esistono i neonati che mangiano, dormono e non piangono mai. 
Ve ne sono alcuni che piangono di meno ed altri che strillano di più: ma nelle prime settimane di vita, in realtà, i neonati piangono tutti, in media circa due ore al giorno. E con il passare del tempo è normale che le ore di pianto aumentino, arrivando abitualmente, a sei settimane di età, a quattro.
Tutto ciò si spiega con il fatto che un lattante ha a disposizione pochi mezzi per comunicare con il mondo che lo circonda ed il più importante di questi è proprio il pianto. Come ogni linguaggio, anche il pianto è formato da suoni, da espressioni diverse che hanno un significato preciso. Non esistono regole precise per interpretare le strilla di un bambino, ma con il passare del tempo i genitori imparano a decifrare i vari tipi di pianto e a capire quello che il figlio vuole.
C’è il pianto breve e ritmico che si fa a mano a mano più intenso quando il bambino ha fame o sete o il pianto lamentoso del bebè troppo stanco o annoiato o il pianto improvviso, disperato, inconsolabile, spesso accompagnato da sudorazione e arrossamento del viso, del lattante che ha dolore (ad esempio per una colica o per il mal d’orecchio) o il pianto che scoppia inaspettatamente quando sta per addormentarsi e che serve al piccolo per scaricare l’eccesso di tensione accumulata durante la giornata.
Quando i genitori non riescono ad interpretare i messaggi del figlio, può essere utile seguire alcuni accorgimenti:
·         offrirgli dell’acqua o una tisana o il ciuccio o del latte
·         prenderlo in braccio cantandogli la ninna-nanna e cullandolo, ma non troppo lentamente come fanno alcuni genitori. Alcuni studi hanno dimostrato che il ritmo più efficace è di 60 oscillazioni al minuto, con un ampiezza di circa 10 centimetri
·         accarezzarlo delicatamente parlandogli con dolcezza tenendolo a pancia in giù sulle vostre ginocchia
·         controllare che il pannolino non sia bagnato o che il piccolo non sia sudato e accaldato o che non abbia il nasino chiuso o che gli indumenti non siano troppo stretti
·         sistemargli la testa sulla spalla picchiettandolo sulla schiena in modo da favorire la fuoriuscita di aria dallo stomaco
·         fargli un bagnetto tiepido in modo da rilassarlo
·         sistemarlo nel marsupio in modo da avere le mani libere e non doverlo tenere in braccio troppo a lungo.
Concludendo, un lattante di pochi mesi di vita non piange mai solo per capricci o per fare un dispetto, ma per esprimere uno stato di malessere oppure per attirare l’attenzione al fine di comunicare le sue esigenze. È sicuramente un errore ignorare le sue lacrime o abbandonare il bambino nella sua stanzina fino a che il pianto cessi per esaurimento, ma occorre cercare di mettere in atto tutti gliaccorgimenti per alleviare la sua pena.

domenica 21 settembre 2014

svezzamento secondo OMS


Ultime teorie condivise dalla comunità scientifica internazionale nei confronti dello svezzamento.

A sei mesi il bambino è ormai sicuramente pronto da ogni punto di vista (psicologico, motorio, digestivo) ad altro tipo di nutrimento diverso dal latte materno e potrà accettare il cucchiaino e gestire la deglutizione di cibi densi, dice il ministero.
Questo non vuol dire però smettere con il latte materno: l’allattamento è il modo per dare al bambino, allo stesso tempo, nutrimento e sicurezza, insomma un riferimento affettivo rilevante per l’acquisizione dell’autonomia.
Se la madre lo desidera, l’allattamento al seno potrà quindi continuare dal secondo semestre di vita fino al secondo anno e anche oltre, come suggerito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Il bambino allattato oltre il secondo anno di vita, sottolinea il ministero, non va visto come un bambino viziato e sua madre non deve ritenere di limitare la sua maturazione e la sua autonomia.
Lo svezzamento non è soltanto una tappa importante dal punto di vista nutrizionale: come sottolinea il ministero, rappresenta anche un momento delicato e importante per l’acquisizione di comportamenti e attitudini del piccolo di fronte alle esperienze olfattive e gustative, all’accettazione del cucchiaino.

In quale ordine vanno introdotti gli alimenti


L’ordine con cui gli alimenti semisolidi e solidi vengono introdotti nella fase dello svezzamento non riveste più l’importanza che un tempo gli veniva attribuita, si legge nella guida del ministero e può variare in base alla preferenza del bambino e alla cultura gastronomica della famiglia e del pediatra che fornisce i consigli.
Non è necessario posticipare il consumo da parte del bambino del pane e della pastina (contenenti glutine).

I primi cibi diversi dal latte da introdurre

Come primi alimenti diversi dal latte da offrire si possono provare, in base alla scelta materna, alle vostre abitudini culturali ed all’accettazione del bambino, i seguenti:
 vegetali cotti e tritati come patate, carote banana o pera o mela grattugiata
crema di riso messa nel latte

e successivamente
carboidrati come riso, mais, poridge, kamut, tapioca, yucca
proteine (senza eccedere): montone, agnello, pollo, manzo, pesce, capretto, maiale.

sabato 20 settembre 2014

ECOGRAFIE IN GRAVIDANZA.

In una gravidanza fisiologica, bastano 3 ecografie, una per ogni trimestre di gravidanza. Infatti il protocollo ministeriale ne prevede 3, in quanto oltre, se non vi sono dubbi di patologia, possono invece di essere a beneficio a discapito del bambino..
Ecografie per trimestre
- Ecografia del Primo Trimestre: serve a datare la gravidanza, a monitorare il feto e anche a stabilire il numero di embrioni presenti.
Si effettua intorno alla 12esima settimana;

- Ecografia del Secondo Trimestre: definita ‘morfologica‘, in quanto esamina in profondità l’anatomia del bambino, stimandone le misure, il peso, e anche verificando la presenza e il funzionamento di tutti gli organi. In questa fase è di solito possibile rilevare anche il sesso del bambino.
Si effettua tra la 20esima e la 22esima settimana di gravidanza.

- Ecografia del Terzo Trimestre: serve per monitorare la corretta crescita del bambino, e si effettua intorno alla 32esima settimana.


giovedì 18 settembre 2014

ANTICORPI CONTRO SPORE TETANO?

Viste le tante richieste di sapere se è possibile avere già dalla nascita anticorpi specifici contro il tetano, ho chiesto alla Comilva e ho riportato in parte gli studi che in questi ultimi anni sono stati effettuati.


"Per immunità naturale specifica si intende la presenza di anticorpi specifici contro il tetano nel sangue di soggetti che non sono mai stati vaccinati. Il metodo sierologico è accettato dall’OMS, infatti: “L’alternativa in vivo più investigata (…) è l’utilizzo di metodi sierologici per la determinazione dei titoli anticorpali nel siero di animali immunizzati come punto finale per la determinazione dell’efficacia del vaccino” (1). Come potrà apprendere di seguito, nonostante diversi studi ne attestino l’esistenza, le case farmaceutiche produttrici di vaccini negano la sussistenza di un’immunità naturale all’interno delle loro monografie (21).
Risulta però sempre più frequente il riscontro di bambini mai vaccinati che presentano un adeguato titolo anticorpale antitetanico nel sangue, cioè in quantità sufficiente per fornire una protezione immunitaria contro il tetano (2).
Siamo consapevoli che il livello di anticorpi richiesto universalmente protettivo è a tutt’oggi in realtà sconosciuto. Infatti, non si conosce con certezza la quantità di antitossina circolante necessaria per una immunità completa contro il tetano (3, 4).
La determinazione di un tasso fisso di antitossina infatti non prende in considerazione le diverse condizioni di produzione e di assorbimento della tossina tetanica nelle zone anaerobiche di una ferita o di una necrosi ombelicale. Non c’è dunque un tasso protettivo assoluto.
In ogni caso, si considera come tasso protettivo sufficiente una concentrazione sierica di antitossina tetanica, espressa in unità internazionali (UI o IU), di 0,01 UI/ml (2).
Avere una adeguata concentrazione della specifica antitossina antitetanica circolante nel sangue è ritenuta dall’Organizzazione Mondiale per la Sanità e dal “Centers for Disease Control and Prevention” statunitense una sicura misura di profilassi della malattia così come in molti studi epidemiologici il livello di riferimento di anti-tossina nel siero di 0,01 UI/ml risulta sufficiente a conferire una protezione contro il tetano (5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13, 14,  15).
Questo valore è stato determinato con studi condotti in animali durante i quali si è osservata una correlazione tra concentrazione di antitossina e sintomi clinici di tetano o la morte. Si hanno pochi dati sperimentali sull'uomo ed è raro osservare direttamente tassi protettivi di anticorpi. Wolters e Dehemel si sono auto somministrati una dose di tossina tetanica equivalente a 2 o 3 volte la dose umana (calcolata in funzione del loro peso sulla base dell’esperienza maturata con i porcellini d’india). La loro concentrazione sierica post-vaccinale di anticorpi era di 0,004 e di 0,005 UI/ml e non si sono ammalati di tetano dopo l’iniezione intramuscolare della tossina tetanica (secondo Ullberg-Olson 1976).
Non sapendo quale sia la dose umana di tossina tetanica necessaria per provocare la comparsa del tetano, è difficile interpretare questa straordinaria esperienza. Esistono altresì pubblicazioni scientifiche che attestano l’insorgere del tetano in pazienti vaccinati con elevati livelli di antitossina tetanica, in un caso iper-immunizzato al fine di produrre immunoglobuline tetaniche a scopo commerciale (16).
Gli stessi produttori di vaccini contenenti l’anatossina tetanica (GlaxoSmithKline Biologicals, Novartis Vaccines and Diagnostics GmbH, Sanofi Pasteur) riportano sistematicamente all’interno delle monografie ufficiali e più recenti dei vaccini commercializzati per le differenti fasce d’età, alla voce “Clinica farmacologica” con relativa bibliografia a supporto, come il livello minimo di antitossina tetanica nel siero pari a 0,01 UI/ml sia da considerarsi protettivo.
In alcuni casi, come per la monografia del tetatox, addirittura non sussiste alcun tipo di dato disponibile cui fare riferimento. Inoltre, nel riportare gli studi clinici sull’efficacia della serie vaccinale, il raggiungimento del dosaggio di 0,01 UI/ml nel siero dei soggetti testati viene preso a riferimento per il positivo esito della pratica vaccinale (18).
In relazione al vaccino va rilevato che, come ammesso dallo stesso CDC di Atlanta, l’efficacia della tossina non è stata mai stata analizzata in uno studio che ne valutasse scientificamente la sicurezza e l’efficacia, presunta sulla base di un processo “deduttivo” il che non può che porre ulteriori interrogativi alla luce dei dati ufficiali e dei report sull’incidenza della malattia (35).

Inoltre, come già citato, la copertura vaccinale non garantisce l’eventualità di contrarre il tetano, tant’è che The Robert Koch Institute afferma che in Germania il 66% delle persone che contraggono il tetano sono state soggette a cicli vaccinali completi. In Svizzera tale percentuale è del 50%. Elevati livelli di antitossina tetanica, come indicato nell’edizione del marzo 2003 del “New Zealand Doctor newsletter”, hanno determinato un case report con forma grave e generalizzata di tetano in un adulto 29-enne (36). Anche le conclusiioni pubblicate in “Scand J Infect Dis, 15:303-306, 1983: Overdose of Booster Tetanus Toxoid Given in Error: Clinical study” pongono ulteriori riflessioni sull’opportunità di elevati livelli anticorpali.
A livello epidemiologico alcuni dati ufficiali illustrano chiaramente il fenomeno.
Nel periodo1998--2000, l’incidenza annuale era di 0,16 casi/milione nella popolazione complessiva, scesa nel successivo rapporto intitolato “Sorveglianza/vigilanza del tetano – Stati Uniti, 2001-2008, Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC)” a 0,10 casi/milione nella popolazion complessiva e 0,23 casi/milione tra le persone con più di 65 anni. L’incidenza tra gli Ispanici era circa il doppio rispetto a quella tra non ispanici, una differenza spiegata dal fatto che 16 casi tra gli ispanici erano consumatori di droga per via endovenosa (IDUs). Inoltre, nei casi 0,10/milione riscontrati la percentuale con esito mortale (fatalità) era pari al 13,2%. Non esistono informazioni aggiuntive sulla cura delle ferite, status di vita socio-economico in particolare degli anziani che hanno contratto la malattia pur sapendo che il diabete è presente nel 15,4% dei casi riscontrati (36, 37).
Se si considera che negli Stati Uniti il tasso di mortalità per incidenti stradali è di 15,64/100000 o che 7 nascite/1000 causano lesioni la 
dimensione del fenomeno è chiara.