venerdì 7 febbraio 2014

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Le tecnologie diagniostiche, dai banali e ordinari ultrasuoni ai più esotici trapianti di embrioni, condividono l’obbiettivo della costruzione del feto come un essere separato-reificano,rendono quindi reale il feto.
Il feto diventa visibile, una presenza percepibile, ma per ottenere questo risultato è necessario accettare anche altre due conseguenze.
La medicalizzazione della gravidanza e la scomparsa della donna, resa in tal modo invisibile e impossibile da ascoltare.
La storia dell’ostetricia occidentale è la storia della tecnologia di separazione.
Abbiamo separato il latte dal seno materno, le madri dai bambini, il dolore, i feti dalla gravidanza, la sessualità dalla procreazione, la gravidanza dalla maternità.
Alla fine ci è rimasta l’immagine del feto, come di un esserevsolitario che galleggia, come l’uomo nello spazio, con il cordone ombelicale che sembra tenere al guinzaglio un’imbarcazione di placenta e la madre ridotta allo spazio vuoto che circonda tutto ciò. E’ veramente difficile ricomporre concettualmente ciò che la medicina ha fatto a pezzi, cristallizzando le ostetriche nella condizione di solitudine all’interno del mondo della medicina.
Il dolce scambio del respiro, del tocco, dello sguardo e delle emozioni che caratterizzano i parti, dove deve esserci una connessione intima tra madre e ostetriche, ha lasciato il posto all’indifferenza, agli aghi, alla distanze interpretazione delle linee di un grafico……………..continua(Robbie Davis- Floyd)

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