La causa di morte nei paesi in via di sviluppo non è solo dovuta alla carenza alimentare.
Il 97% dei decessi è per cause infettive.
Il grave problema è la reperibilità dei farmaci (una semplice cura può equivalere ad un mese di stipendio)Per il loro costo alcuni farmaci salvavita non sono stati inseriti nell’elenco dell’Organizzazione Mondiale della sanità -aggiornato periodicamente- , dei farmaci essenziali, cioè quelli che soddisfanno la maggior parte della popolazione e per questo devono essere prodotti in quantità necessarie.
Sul
costo dei farmaci pesa, inoltre, l’esclusiva delle case farmaceutiche nel
produrre un farmaco protetto da brevetto e nel decidere il suo prezzo per tutta
la durata del brevetto. Il brevetto ha un periodo di 20 anni. Solo alla fii produttori locali sono costretti a pagare
licenze costosissime per partecipare ad un mercato –quello del farmaco- nel
quale non riusciranno mai a competere con i grandi colossi mondiali; la
presenza di questi ultimi, infine, scoraggia le attività di ricerca e di
sviluppo anche tecnologico a livello locale. Inoltre, nessun vantaggio arriva
alle popolazioni locali dalla sperimentazione dei brevetti, poiché il
produttore ha la possibilità di scegliere autonomamente il luogo di produzione.ne
del brevetto il farmaco diventa generico: può, quindi, essere prodotto da altre
case farmaceutiche, e le leggi della concorrenza comportano un possibile
abbasso e i produttori locali sono costretti a pagare
licenze costosissime per partecipare ad un mercato –quello del farmaco- nel
quale non riusciranno mai a competere con i grandi colossi mondiali; la
presenza di questi ultimi, infine, scoraggia le attività di ricerca e di
sviluppo anche tecnologico a livello locale. Inoltre, nessun vantaggio arriva
alle popolazioni locali dalla sperimentazione dei brevetti.
Le case farmaceutiche affermano che gli elevati
prezzi dei medicinali derivano dai costi alti della ricerca, che spesso, però,
sono sostenuti da finanziamenti pubblici. I guadagni sono elevatissimi, tanto
che il settore farmaceutico, con una crescita annua che si aggira intorno al
18%, è secondo solo ai giganti dell’informatica. Nonostante enormi profitti, le
multinazionali non investono in ricerca per farmaci che potrebbero salvare le
malattie di cui si muore ancora, nei paesi in via di sviluppo, né prevedono una
politica di prezzi diversi, a seconda dei paesi in cui i farmaci vengono
venduti. Un raggio di sole, in questa situazione disastrosa, è stata una legge
firmata, nel 1997, da Mandela, che permetteva, tra le altre cose, la produzione
locale dei farmaci e le importazioni parallele, per cercare di far fronte ad
una piaga, quella dell’Aids, che in Sudafrica, tra il 1997 e il 2000, ha dato
la morte a circa 400 milioni di persone.
Nel 1998 un gruppo di case farmaceutiche ha
iniziato un’azione legale contro questa legge.
Un’ombra
terribile si abbatte sulla questione della salute nei paesi in via di sviluppo:
il dubbio che le case farmaceutiche sperimentino tra pazienti già gravemente
malati, farmaci da vendere, poi, con prezzi esorbitanti, sui mercati
internazionali, aumentando ancora di più la non accessibilità dei poveri ai
farmaci essenziali, oltre a macchiarsi di un crimine come la riduzione
dell’uomo a cavia, senza il minimo rispetto per nessuno dei diritti umani,
propri di ogni individuo. A causa di queste testimonianze- vere o presunte-
circa le sperimentazioni, l’Associazione medica mondiale ha dovuto rivedere e
rendere più rigide le linee della Dichiarazione di Helsinki (dal 1964 regola
gli esperimenti clinici sull’uomo), vietando il reclutamento di individui
poveri e favorendo l’uguale adozione delle leggi morali in tutto il mondo.
Certamente,
alcune situazioni presenti nei paesi poveri, sono molto allettanti per le case
farmaceutiche: innanzitutto una passione scientifica per la ricerca, che viene
accresciuta dalla possibilità di avere una casistica rilevante, per malattie
per cui i casi, in Occidente, sono
staticamente non significativi, come è accaduto nel 1996, in Nigeria,
nella città di Kano, drima di esseove esplose un terribile focolaio di meningite (la vicenda è stata anche scelta per la sceneggiatura di un film di denuncia). Per dare un fondamento scientifico ad un brevetto, occorre che il farmaco sia sperimentato su circa 4000 individui, prima di essere messo in commercio. Un
esperimento può arrivare a costare 10 mila dollari a paziente, in Europa, e
meno di 1500 in Africa. Altro punto che fa scegliere i paesi poveri come luoghi
privilegiati per i test farmaceutici è la mancanza di rigidi controlli
governativi, che rende le multinazionali farmaceutiche più libere di muoversi;
inoltre, trattandosi nella stragrande maggioranza dei casi di pazienti
analfabeti, il consenso informato, fatto verbalmente, ha il peso di una
asserzione obbligatoria da parte del malato.
Oltre al pericolo sperimentazione, ciclicamente,
emerge un’altra terribile ipotesi: l’utilizzo, sotto forma di aiuto umanitario,
di medicinali scaduti, o di farmaci tossici e falsi, creati in laboratori
clandestini, soprattutto nell’est europeo, il cui mercato è estremamente
redditizio; la contraffazione crea numerose morti, o rende totalmente indifesi
rispetto alle malattie (i medicinali, infatti, sono fatti, spesso di acqua,
farina, zucchero, cioè di nessun principio attivo in grado di contrastare
l’insorgere o l’approfondirsi di una malattia).
UN PEZZO DI REALTA', CHE PROBABILMENTE IMMAGINIAMO O GIA' CONOSCIAMO, MA IMPORTANTE NON DIMENTICARE.
I PIU' BISOGNOSI SONO I BAMBINI E DI CONSEGUENZA LE LORO MADRI. PER UN BAMBINO IN CERTI PAESI LA PERDITA DELLA FAMIGLIA SIGNIFICA LA PERDITA DELLA SUA STESSA ESISTENZA.
Continuiamo a batterci xchè i colossi delle case farmaceutiche ragionino meno con i calcoli ma più con il cuore.
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