(scritto da Valeria Manna) "Sa 8000" è il marchio di garanzia delle aziende per la lotta contro lo sfruttamento dei minori il rispetto dell'infanzia | |
| "Il nome può apparire alquanto misterioso: Sa 8000. Ma il concetto espresso da questa sigla è semplice. Si tratta di dare una chiave ai consumatori di tutto il mondo per non diventare complici delle aziende che lavorano in spregio di ogni più elementare rispetto dei diritti umani. E non solo di quelli dei bambini ridotti in schiavitù per cucire palloni e scarpe da ginnastica in Pakistan o in Birmania. Il problema della tutela dei lavoratori, infatti, non è certo un'esclusiva del Terzo mondo: per averne un'idea basta richiamare alla mente tutte le volte che in Italia vengono scoperti laboratori più o meno clandestini nei quali giovanissimi (soprattutto ragazze) sono costretti a lavorare con orari massacranti e retribuzioni da fame. Il tentativo di dare una certificazione "etica" alle aziende che rispettano le regole sociali e di fare in modo che, una volta acquisito, il requisito morale sia sempre verificabile, ricalca il sistema adottato per la certificazione Iso 9000, il marchio internazionale che garantisce che in una certa azienda le procedure produttive osservano determinati standard di qualità. Dopo indagini accurate le aziende che rispondono ai requisiti morali verrebbero certificate, ottenendo il diritto di apporre sulla propria merce un marchio riconoscibile dal consumatore. Quest'ultimo avrà così la sicurezza che un organismo esterno e indipendente dall'azienda avrà controllato per lui il suo comportamento. Proprio come la certificazione Iso 9000, quella etica estende i suoi effetti non solo ai consumatori, ma agisce anche a monte, sulle aziende. Prima di essere produttrici, infatti, esse sono acquirenti di prodotti realizzati da altri: un'impresa certificata a livello etico dovrà controllare i propri acquisti, imponendo ai suoi fornitori lo stesso rispetto di certe regole che viene richiesto alla stessa azienda. Lo standard prende a prestito i principi contenuti nella dichiarazione Onu dei diritti dell'uomo e in quella che tutela i diritti dell'infanzia, oltre che sulle convenzioni dell'Ilo (International labour organization), l'organismo che per conto delle Nazioni unite si occupa delle questioni legate al lavoro. Trarre da queste dichiarazioni delle regole valide e applicabili da tutti, evidentemente, non è semplice. Ci stanno provando negli Stati Uniti, dove il Council on economic priorities (un gruppo che svolge indagini sul comportamento delle imprese per orientare i consumatori da un punto di vista etico, noto soprattutto per la sua guida 'Shopping in a better world') all'inizio del '97 ha dato vita al Council on economic priorities accreditation agency (Cepaa). "Si tratta di un gruppo di lavoro che sta cercando uno standard veramente internazionale, riconoscibile da tutti i consumatori e soprattutto trasparente" cioè basato su criteri certi e controllabili, spiega Alice Tepper Marlin, presidente dell'agenzia. L'iniziativa è in avanzata fase di realizzazione: entro la fine dell'anno, a Londra, si terrà il primo corso per aziende certificatrici. Particolarmente interessata si è dimostrata la Sgs, una multinazionale la cui casa madre è a Ginevra. Si calcola che i primi prodotti garantiti "a prova dei diritti universali dell'uomo" saranno pronti a cavallo fra il '98 e il '99, evidentemente non solo negli Usa, ma ovunque le aziende certificate abbiano un mercato. Un controllo esterno e indipendente dalle imprese stesse è una necessità: alcune inchieste hanno chiarito come le aziende (o meglio i subappaltatori che si occupano della produzione nei Paesi del terzo mondo) non esitino a certificare il falso pur di acquietare le coscienze degli acquirenti. Diversi osservatori che sono riusciti a raggiungere la regione di Sialkot, il distretto pakistano nel quale vengono prodotti i tre quarti dei palloni da calcio usati in tutto il mondo, per esempio, hanno potuto verificare come su molti di essi venisse stampato "Guarantee - No child labour". Una dicitura che, purtroppo, non corrispondeva alla realtà dibambini di sei, sette anni (un quarto di tutta la forza-lavoro del distretto) costretti a cucire sfere di cuoio per non morire di fame. Affidarsi alla buona volontà delle imprese, anche quando non sono in malafede, dunque non basta: il 74 per cento delle aziende americane, secondo un sondaggio su un campione abbastanza ampio, dispone di un proprio codice interno per effettuare acquisti etici. "Il problema è che si tratta di codici spesso inefficienti e soprattutto non verificabili dall'esterno. Ecco perché l'unica cosa di cui i consumatori possono fidarsi - aggiunge la Marlin - è il controllo di qualità etica certificato da esperti indipendenti, proprio come avviene per l'Iso". |
domenica 5 ottobre 2014
SA8000 SIGLA PER CERTIFICARE IL RISPETTO PER L'INFANZIA
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