sabato 25 ottobre 2014

pet teraphy bambini oncologici

Il Ministero della salute ha riconosciuto definitivamente la validità scientifica delle terapie con animali nel 2003, ma di fatto fin dal 1997 ha finanziato diverse sperimentazioni rivolte in genere a persone con disturbi cognitivi, comportamentali e psicologici. Nel 2009 è stato poi istituito dal Ministero presso l'Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie il Centro di referenza nazionale per gli interventi assistiti dagli animali (pet therapy), che si occupa di creare linee guida nazionali per gli interventi assistiti dagli animali, studiarne nuovi campi di applicazione e fare formazione agli operatori.
La pet therapy si è rivelata efficace soprattutto per anziani, bambini autistici o con handicap motorio e in generale per disabili fisici e psichici. Gli ultimi studi indicano buoni risultati nella cura di pazienti con trauma spinale, ictus cerebrale, Alzheimer ed epilessia. In ambito oncologico, soprattutto per i bambini, i progetti ospedalieri italiani che si avvalgono di animali come integrazione delle normali cure stanno pian piano prendendo piede. Il principale obiettivo è alleviare la sofferenza fisica e psicologica del malato per consentirgli di affrontare al meglio sia il ricovero sia le terapie. La relazione tra il paziente e l'animale mira a restituire al malato autostima, sicurezza, capacità relazionale e, in molti casi, permette di riacquisire abilità psicologiche e motorie perse a causa della sofferenza.

I cani che fiutano il cancro

Gli animali potrebbero dare una mano non solo nella terapia ma anche nella diagnosi del cancro. Il primo caso riconosciuto è del 1989: un dalmata, dopo aver ostinatamente annusato per mesi un neo sulla gamba della sua padrona, ha permesso che se ne riconoscesse la natura maligna. Alla descrizione sulla rivista medica Lancet di questo avvenimento sono seguite una serie di analoghe testimonianze che hanno portato poi alla validazione scientifica. L'olfatto di un cane, infatti, supera di centomila volte in potenza quello umano. E i tessuti cancerosi, a causa del loro particolare metabolismo (che produce idrocarburi ed elevate concentrazioni di composti azotati), hanno un odore particolare che si manifesta anche nel fiato e nelle urine dei pazienti. Solo cani dall'odorato molto fine, però, sono capaci di accorgersene, come ha dimostrato uno studio che si è avvalso di cinque cani addestrati a distinguere campioni di fiato emessi da persone sane e da malati di cancro. I cani hanno valutato 55 campioni di aria espirata da malati di cancro ai polmoni, 31 provette di donne con carcinoma mammario e 83 di aria espirata da soggetti sani. L'esperimento, ripetuto nove volte, ha dato esiti sorprendenti: i cani hanno risposto con esattezza nel 90 per cento dei casi.

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