La Casa di Maternità è una “normale” abitazione dove la donna partorisce il suo
bambino con l’assistenza delle ostetriche qualificate che l’hanno seguita nel
corso dell’attesa.
In
alcuni Paesi europei questa modalità di nascita è molto diffusa. In Italia,
dovegravidanza e parto sono eventi fortemente medicalizzati e il 38% dei bambini nasce in sala
operatoria, questa opportunità è invece ancora
poco conosciuta e sfruttata. Eppure il parto in Casa Maternità, per le donne
sane, è un’alternativa valida.
L’ospedale non è sempre indispensabile!
L’Organizzazione Mondiale della Sanità sottolinea che per le donne sane con una gravidanza fisiologica l’ospedale non è affatto una tappa obbligata. In Italia, a oggi, le Case di Maternità sono quattro. Tre si trovano in Lombardia, una in Emilia Romagna. Forse, se in futuro la richiesta da parte delle coppie dovesse aumentare, nuove Case di Maternità potrebbero essere inaugurate.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità sottolinea che per le donne sane con una gravidanza fisiologica l’ospedale non è affatto una tappa obbligata. In Italia, a oggi, le Case di Maternità sono quattro. Tre si trovano in Lombardia, una in Emilia Romagna. Forse, se in futuro la richiesta da parte delle coppie dovesse aumentare, nuove Case di Maternità potrebbero essere inaugurate.
Ma si tratta di una scelta sicura per la salute della
mamma e del nascituro?
Le linee guida dell’associazione nazionale ostetriche parto a domicilio e case maternità specificano quali sono i parametri di salute da valutare quando la coppia desidera partorire in Casa di Maternità. Secondo tali parametri, possono scegliere questa modalità di nascita tutte le donne in buona salute che stanno portando a termine una gravidanza “normale”.
È invece indicato ricorrere all’ospedale nel caso di patologie preesistenti alla gravidanza (diabete, malattie croniche della donna e così via) o comparse nel corso dell’attesa (preeclampsia, diabete gestazionale e così via), se la futura mamma ha subito operazioni all’utero, se la gravidanza è gemellare, e in caso di presentazione podalica del bebè. La gravidanza deve inoltre essere a termine e non aver superato le 42 settimane.
Le linee guida dell’associazione nazionale ostetriche parto a domicilio e case maternità specificano quali sono i parametri di salute da valutare quando la coppia desidera partorire in Casa di Maternità. Secondo tali parametri, possono scegliere questa modalità di nascita tutte le donne in buona salute che stanno portando a termine una gravidanza “normale”.
È invece indicato ricorrere all’ospedale nel caso di patologie preesistenti alla gravidanza (diabete, malattie croniche della donna e così via) o comparse nel corso dell’attesa (preeclampsia, diabete gestazionale e così via), se la futura mamma ha subito operazioni all’utero, se la gravidanza è gemellare, e in caso di presentazione podalica del bebè. La gravidanza deve inoltre essere a termine e non aver superato le 42 settimane.
Un lungo accompagnamento, dalla gravidanza al puerperio
La caratteristica peculiare dell’assistenza in Casa di Maternità è la continuità assistenziale. La coppia viene accompagnata durante la gravidanza e, dopo il parto, l’ostetrica continua a seguire e a supportare i neogenitori nel periodo impegnativo del puerperio.
La caratteristica peculiare dell’assistenza in Casa di Maternità è la continuità assistenziale. La coppia viene accompagnata durante la gravidanza e, dopo il parto, l’ostetrica continua a seguire e a supportare i neogenitori nel periodo impegnativo del puerperio.
Un parto dolce a misura di mamma
Perché la donna che mette al mondo un bambino possa “mettere a riposo” la neocorteccia, ovvero la parte del cervello da cui dipende l’attività razionale e lasciarsi guidare dalla parte più antica e istintuale di sé mentre gli ormoni – ossitocina, endorfine, adrenalina – favoriscono il buon espletamento del parto stesso, deve essere circondata da silenzio, tranquillità, serenità. Le esigenze del piccino che sta nascendo sono le stesse.
In una Casa di Maternità la futura mamma non è circondata da persone estranee e ha già familiarità con l’ambiente. Con lei ci sono il partner e le ostetriche che l’hanno accompagnata nei mesi dell’attesa. La futura mamma è la protagonista dell’evento nascita e può muoversi e assumere le posizioni che preferisce, mangiare qualcosa, immergersi nella vasca per il parto o sdraiarsi nel lettone matrimoniale. Un’assistenza “personalizzata”, che in ospedale non sempre è possibile, per evidente motivi organizzativi.
Ma che cosa succede se si verifica un
imprevisto?
Il trasferimento in ospedale è un’evenienza piuttosto rara perché le gravidanze sono selezionate. In genere a far decidere per il trasferimento sono un travaglioparticolarmente lungo o, più raramente, una difficoltà del bambino che non riesce a mettersi nella posizione giusta per iniziare la fase espulsiva. Non si tratta, quindi, di situazioni di emergenza e la donna viene accompagnata con la sua auto, dal partner e dall’ostetrica, al reparto di maternità più vicino. L’ostetrica resta al fianco della futura mamma anche in reparto.
Il trasferimento in ospedale è un’evenienza piuttosto rara perché le gravidanze sono selezionate. In genere a far decidere per il trasferimento sono un travaglioparticolarmente lungo o, più raramente, una difficoltà del bambino che non riesce a mettersi nella posizione giusta per iniziare la fase espulsiva. Non si tratta, quindi, di situazioni di emergenza e la donna viene accompagnata con la sua auto, dal partner e dall’ostetrica, al reparto di maternità più vicino. L’ostetrica resta al fianco della futura mamma anche in reparto.
Subito con il bebè
Subito dopo il parto, il neonato viene asciugato e avvolto in un telo morbido e caldo e affidato all’abbraccio materno. Il cordone ombelicale non viene tagliato finché non smette di pulsare e il bimbo, posato sul corpo della mamma, “trova” il seno e succhia le prime gocce di colostro. Gli interventi di routine, come la medicazione del cordone ombelicale e la misurazione del peso e della lunghezza vengono effettuati solo in un secondo momento. Nelle prime due ore successive alla nascita, infatti, mamma e papà possono conoscere e stare con il loro bambino.
Entro le prime ore di vita, il benessere del bebè viene controllato anche dal pediatra, che si reca in Casa di Maternità per una prima visita. Un ulteriore controllo viene effettuato a casa della famiglia al quinto giorno di vita.
Dopo la nascita, la “neofamiglia” resta nella Casa di Maternità per 24 ore. Eventualifratellini e sorelline maggiori sono benvenuti e possono restare con i genitori per fare conoscenza con il nuovo nato. Le ostetriche si prendono cura della mamma, cucinano per lei e per il neopapà e, soprattutto, offrono loro tutti i suggerimenti necessari per accudire il bebè e gestire l’allattamento al seno.
Quando la famiglia torna a casa, nei primi giorni successivi al parto l’ostetrica si reca a domicilio per verificare che mamma e bimbo stiano bene.
Subito dopo il parto, il neonato viene asciugato e avvolto in un telo morbido e caldo e affidato all’abbraccio materno. Il cordone ombelicale non viene tagliato finché non smette di pulsare e il bimbo, posato sul corpo della mamma, “trova” il seno e succhia le prime gocce di colostro. Gli interventi di routine, come la medicazione del cordone ombelicale e la misurazione del peso e della lunghezza vengono effettuati solo in un secondo momento. Nelle prime due ore successive alla nascita, infatti, mamma e papà possono conoscere e stare con il loro bambino.
Entro le prime ore di vita, il benessere del bebè viene controllato anche dal pediatra, che si reca in Casa di Maternità per una prima visita. Un ulteriore controllo viene effettuato a casa della famiglia al quinto giorno di vita.
Dopo la nascita, la “neofamiglia” resta nella Casa di Maternità per 24 ore. Eventualifratellini e sorelline maggiori sono benvenuti e possono restare con i genitori per fare conoscenza con il nuovo nato. Le ostetriche si prendono cura della mamma, cucinano per lei e per il neopapà e, soprattutto, offrono loro tutti i suggerimenti necessari per accudire il bebè e gestire l’allattamento al seno.
Quando la famiglia torna a casa, nei primi giorni successivi al parto l’ostetrica si reca a domicilio per verificare che mamma e bimbo stiano bene.
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