IL PARTO A CASA O IN CASA
DI MATERNITA’.
Una scelta molto personale, spesso
osteggiata e non supportata dal Sistema sanitario nazionale che – salvo alcune regioni. Donne
attive, che vogliono sentirsi protagoniste, felici di collaborare alla buona
riuscita di uno dei momenti più importanti della loro vita: il parto. Così
descrivono se stesse quelle che decidono di dare alla luce il proprio bambino
in casa, come ha evidenziato un’indagine condotta negli Stati Uniti pubblicata sulla rivista delle
ostetriche Midwifery. E così, forse, si sara no sentite anche
Cindy Crawford, Pamela Anderson, Demi Moore, Elle McPherson, Nelly Furtado, Meryl Streep, Gisele
Bundchen, tanto per citare alcune delle mamme famose che hanno fatto
questa scelta. Le VIP italiane ad avere preferito le mura domestiche sono
poche; la più nota è forse Giorgia, che ha scritto anche la prefazione del
libro “Bibbia” in questo campo. Gli ostacoli burocratici. Al di là dei nomi noti, a fare questa
scelta sono ancora in poche in Italia. I dati parlano di una percentuale che va
dallo 0,1% allo 0,4%, ma sono raccolti a macchia di leopardo. “C’è anche molto
sommerso, difficile da quantificare”, ma in molte Regioni il parto fuori
dall’ospedale è osteggiato”. A mancare è soprattutto l’informazione e poi, non
meno importante, il rimborso da parte del Sistema Sanitario Nazionale. Salvo in Piemonte, Marche, Emilia Romagna,
dove si può chiedere un rimborso parziale L’ostetrica ha tutta la competenza
per poter stabilire se il parto è a rischio o meno. La donna viene seguita
durante tutta la gravidanza e la decisione di partorire fuori dall’ospedale è
continuamente ridiscussa. In altre parole, non è detto che se una donna decide
di dare alla luce il proprio figlio a casa propria, lo possa poi effettivamente
fare. Non appena la professionista intravede un rischio si va in ospedale. Che
l’opzione casalinga o in casa di maternità, sia sicura lo dicono i dati emersi
da grandi studi condotti là dove la pratica è più diffusa, in Olanda e Regno Unito: la
mortalità perinatale, cioè quella compresa fra la 22° settimana di gestazione e
la prima settimana dopo la nascita, è simile sia per le nascite a domicilio sia
per quelle in ospedale.
Il parto non è una malattia. Una delle ragione che spinge le donne a partorire a casa o in casa di maternità è la sensazione sgradevole di dover affrontare un momento così intimo e speciale nelle fredde, e a volte sinistre, stanze di un ospedale. A casa o in casa di maternità i tempi del travaglio sono rispettati. A casa non viene fatto nulla per accelerare il corso fisiologico del travaglio: e se si blocca e nonostante tutti i tentativi non va avanti, si va in ospedale., Per farsi un’idea,in Italia è difficile che le donne ottengano informazioni sul parto in casa. Soprattutto perché non appena ci si accorge di essere incinta si corre dal ginecologo e non dall’ostetrica, come invece succede in altre parti d’Europa e come anche enuncia la legge. Sottolineo comunque che per l’assistenza a casa occorre essere ostetriche con un certo percorso formativo, incluso quello ospedaliero e non giovani ostetriche appena laureate.
Il parto non è una malattia. Una delle ragione che spinge le donne a partorire a casa o in casa di maternità è la sensazione sgradevole di dover affrontare un momento così intimo e speciale nelle fredde, e a volte sinistre, stanze di un ospedale. A casa o in casa di maternità i tempi del travaglio sono rispettati. A casa non viene fatto nulla per accelerare il corso fisiologico del travaglio: e se si blocca e nonostante tutti i tentativi non va avanti, si va in ospedale., Per farsi un’idea,in Italia è difficile che le donne ottengano informazioni sul parto in casa. Soprattutto perché non appena ci si accorge di essere incinta si corre dal ginecologo e non dall’ostetrica, come invece succede in altre parti d’Europa e come anche enuncia la legge. Sottolineo comunque che per l’assistenza a casa occorre essere ostetriche con un certo percorso formativo, incluso quello ospedaliero e non giovani ostetriche appena laureate.
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