Il mondo delle giovani madri, spesso, somiglia a un delirio di solitudine. Soprattutto in Italia. La vita precedente, dopo il parto, non esiste più, soppiantata da un'altra in cui è la donna, salvo rarissimi casi, a occuparsi di ogni cosa e a ritrovarsi, in poche ore, a gestire un essere umano che ha bisogno di tutto. Notti insonni, crisi di panico, senso di inadeguatezza, neanche più un minuto per sé, in molti casi l'obbligo di dire addio al lavoro. Per le donne che prima di diventare madri lavoravano, viaggiavano e uscivano, la maternità rappresenta un'"amputazione". Perché la vita di chi è alle prese col primo figlio è fatta di dieci, dodici, ventiquattro ore al giorno in compagnia di un bambino che non parla, ma piange, mangia e ogni tanto si ammala. Moltissime non hanno nessuno a cui rivolgersi, dato che il compagno - quando c'è - lavora, e gli amici si defilano appena sanno che la tua vita è legata a quella di un bambino di poche settimane.
. Solissime. Fa soffrire di più è l'indifferenza degli altri di fronte alle proprie difficoltà. E le discriminazioni sul lavoro. E tante, senza distinzioni territoriali, dichiarano 'mobbing da maternità' che emerge più facilmente nel privato che nel pubblico, ma questo solo perché nel pubblico ci sono comitati che prevengono queste situazioni. Il settore più colpito, comunque, è il terziario".
Il senso di abbandono pesa quanto le difficoltà economiche. La spesa media per un figlio che ha meno di 10 anni si aggira sui 300 euro al mese e le famiglie che hanno due o tre bambini arrivano a spenderne anche 1000.
Per fortuna ci sono i paracadute: certo i nonni, non tanto per il sostegno economico, quanto per il ruolo di super baby sitter.
Le difficoltà pratiche e il senso di abbandono sofferto dalle madri restano però un allarme che la società non vuole ascoltare.
Ogni madre è, prima di tutto, una donna. Avere per anni sottovalutato o addirittura ignorato questa realtà ha creato una società incapace di accogliere e sostenere le sue protagoniste nel momento più delicato della vita.
venerdì 30 gennaio 2015
giovedì 22 gennaio 2015
ALLATTAMENTO DOPO TAGLIO CESAREO
Dopo un taglio cesareo, la montata lattea può ritardare.
Dopo un taglio cesareo esiste la cattiva abitudine di non attaccare subito il neonato al seno, mentre le osservazioni ostetriche hanno valutato che se il bambino viene attaccato subito durante le procedure di chiusura dell'intervento(con t.c. no in anestesia totale e che non sia per una grave urgenza ed in una gravidanza a termine) o per lo meno appena la madre esce dalla sala operatoria, non esistono problematiche all'allattamento.
Alcuni ospedali, pochi , si sono attrezzati per tutto ciò, perchè allora non può diventare un'abitudine comune?
Risposte ne avrei da scrivere, ma non è questa la sede, in quanto il mio post è informativo, nasce dal bisogno di dare ai futuri genitori informazioni corrette, con la speranza che possano richiedere tutto ciò agli operatori.
Più persone chiedono, più le strutture sono costrette a cambiare.
Sui perchè, mi permetto su altri post e mi piacerebbe aprire un dibattito aperto
mercoledì 21 gennaio 2015
Casa Maternità Cuneo Parto a Casa Ostetrica Silvia: ALLATTAMENTO PRECOCE IN NEONATI A BASSO PESO
Casa Maternità Cuneo Parto a Casa Ostetrica Silvia: ALLATTAMENTO PRECOCE IN NEONATI A BASSO PESO: Neonato DEFINIZIONI Se si considera il peso … Neonato di basso peso (LBW): PN <2500 gr Neonato di peso molto basso (VLBW): PN <1500...
ALLATTAMENTO PRECOCE IN NEONATI A BASSO PESO
Neonato DEFINIZIONI
Se si considera il peso …
Neonato di basso peso (LBW): PN <2500 gr
Neonato di peso molto basso (VLBW): PN <1500 gr
INFORMAZIONI NECESSARIE:
Neonato di peso estremamente basso (ELBW): PN <1000 gr
Pretermine lieve, nato tra la 37a e la 34a settimana di EG, LP;
Pretermine moderato, nato tra la 34a e la 32a settimana di EG, MP;
Pretermine grave, nato al di sotto della 32a settimana di EG, VP.
Il peso del neonato a termine oscilla alla nascita tra 2500 e 4000 g (in media è compreso tra 3000 e 3500 g); esso è influenzato da fattori costituzionali e, in relazione alla razza, dalle condizioni di nutrizione della madre e dalla durata della gravidanza
Non favorire un allattamento precoce al neonato con peso di 2500-2700 gr, come sovente si nota in alcuni nidi per timore della glicemia, dal punto di vista pratico,significa ritardare la montata lattea ed il rischio di non allattare, mentre invece questi neonati più di altri necessitano un attaccamento al seno immediato, sia per il colostro e la sua funzione immunitaria, sia perchè se si lasciano nelle 24 ore sempre accanto alla madre non vanno incontro ad alcuno problema di glicemia e oltre a favorire l'allattamento si aiuta il neonato a ricorrere a tutte le sue capacità istintive di sopravvivenza evitando problemi, mentre un'alimentazione mista può procurare problemi alimentari, glicemici e comportamentali.
Forse se si dedicasse maggior tempo e disponibilità al bambino e alla madre si avrebbe meno paure e da parte degli operatori si attuerebbe meno una medicina legale ma una medicina a misura di uomo
Se si considera il peso …
Neonato di basso peso (LBW): PN <2500 gr
Neonato di peso molto basso (VLBW): PN <1500 gr
INFORMAZIONI NECESSARIE:
Neonato di peso estremamente basso (ELBW): PN <1000 gr
Pretermine lieve, nato tra la 37a e la 34a settimana di EG, LP;
Pretermine moderato, nato tra la 34a e la 32a settimana di EG, MP;
Pretermine grave, nato al di sotto della 32a settimana di EG, VP.
Il peso del neonato a termine oscilla alla nascita tra 2500 e 4000 g (in media è compreso tra 3000 e 3500 g); esso è influenzato da fattori costituzionali e, in relazione alla razza, dalle condizioni di nutrizione della madre e dalla durata della gravidanza
Non favorire un allattamento precoce al neonato con peso di 2500-2700 gr, come sovente si nota in alcuni nidi per timore della glicemia, dal punto di vista pratico,significa ritardare la montata lattea ed il rischio di non allattare, mentre invece questi neonati più di altri necessitano un attaccamento al seno immediato, sia per il colostro e la sua funzione immunitaria, sia perchè se si lasciano nelle 24 ore sempre accanto alla madre non vanno incontro ad alcuno problema di glicemia e oltre a favorire l'allattamento si aiuta il neonato a ricorrere a tutte le sue capacità istintive di sopravvivenza evitando problemi, mentre un'alimentazione mista può procurare problemi alimentari, glicemici e comportamentali.
Forse se si dedicasse maggior tempo e disponibilità al bambino e alla madre si avrebbe meno paure e da parte degli operatori si attuerebbe meno una medicina legale ma una medicina a misura di uomo
martedì 20 gennaio 2015
MISO PROPRIETA' BENEFICHE ANCHE IN GRAVIDANZA
Una zuppa per migliorare il sistema immunitario
Sono pochi coloro che sanno delle proprietà benefiche che può assicurare una zuppa di miso in questa stagione con l’arrivo dei primifreddi.
Il miso infatti è più noto come pasta di soia, possiede una proprietà depurativa ottima per il nostro sistema immunitario, grazie alla presenza di enzimi e lacttobacilli proprio come lo yogurt.
Ottima soluzione se ci si sente stanchi e privi di energia, permette al nostro organismo di ripristinare e stimolare il nostro sistema immunitario ed è anche ottimo come digestivo.
Tra le sue caratteristiche va ad aggiungersi anche quella di migliorare l’assorbimento delle proteine e sali minerali contenenti nei cibi.
lunedì 19 gennaio 2015
Mobbing sul lavoro
Si definisce mobbing dal verbo inglese to mob ("assalto di gentaglia o plebaglia"), e dal latino mobile vulgus (che significa appunto "il movimento della gentaglia") - l'aggressione della gentaglia d'ufficio nei confronti del novellino, del più bravo e del più ambizioso.
In Inghilterra è molto diffuso il termine Bullyng, che significa "fare il prepotente, comandare, tiranneggiare".
Simile al Bulling è il Bossing (spadroneggiare, comandare) esso indica ancora una sola azione, stavolta non solo compiuta dal superiore, ma anche dall'azienda stessa, dalla Direzione o dall'Amministrazione del personale, nei confronti dei dipendenti divenuti in qualche modo scomodi.
Si trova inoltre l'espressione Employee Abuse (employee, " impiegato lavoratore"to abuse "insultare, ingiuriare, abusare, oltraggiare") che indica più letteralmente l'abuso di potere o di comportamento, anche questo un tipo di mobbing .
Si può quindi definire mobbing quale violenza sul posto di lavoro l'aggressione sistematica posta in essere dal datore di lavoro o dal suo preposto o superiore gerarchico oppure anche da colleghi o compagni di lavoro, con chiari intenti discriminatori e persecutori, protesi ad emarginare progressivamente un determinato lavoratore nell'ambiente di lavoro e ad indurlo alle dimissioni, per ragioni di concorrenza, gelosia, invidia o di altro comportamento o sentimento deprecabile suscitato in un animo perverso dalla convivenza nell'ambiente di lavoro od occasionato dallo svolgimento dell'attività lavorativa.
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Mobbing
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Mobbing
Il mobbing è una forma di terrore psicologico che viene esercitato sul posto di lavoro attraverso attacchi ripetuti da parte dei colleghi o dei datori di lavoro.
Le forme che esso può assumere sono molteplici, dalla semplice emarginazione alla diffusione di maldicenze, dalle continue critiche alla sistematica persecuzione, dall'assegnazione di compiti dequalificanti alla compromissione dell'immagine sociale nei confronti di clienti e superiori.
Nei casi più gravi si può arrivare anche al sabotaggio del lavoro e ad azioni illegali.
Lo scopo del Mobbing è quello di eliminare una persona che è, o è divenuta, in qualche modo "scomoda", distruggendola psicologicamente e socialmente in modo da provocarne il licenziamento o da indurla alle dimissioni.
Le ricerche hanno infatti dimostrato che le cause del terrore psicologico sul posto di lavoro vanno ben oltre i fattori caratteriali: Si fa Mobbing su una persona perchèci si sente surclassati ingiustamente o per gelosia, ma anche per costringerla a licenziarsi senza che si crei un caso sindacale.
Esistono vere e proprie strategie aziendali messe in atto a questo scopo.
Il Mobbing ha conseguenze di portata enorme, causa problemi psicologici alla vittima, che accusa disturbi psicosomatici e depressivi. Le ricerche condotte all'estero hanno dimostrato che il mobbing può portare fino all'invalidità psicologica, e che quindi si può parlare anche di malattie professionali o di infortuni sul lavoro.
Secondo le prime ricerche, in Italia oggi soffrono per Mobbing oltre 1 milione di lavoratori, mentre sui 5 milioni minimo è stimato il numero di persone in qualche modo coinvolte nel fenomeno, come spettatori o amici e famigliari delle vittime.
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Le forme che esso può assumere sono molteplici, dalla semplice emarginazione alla diffusione di maldicenze, dalle continue critiche alla sistematica persecuzione, dall'assegnazione di compiti dequalificanti alla compromissione dell'immagine sociale nei confronti di clienti e superiori.
Nei casi più gravi si può arrivare anche al sabotaggio del lavoro e ad azioni illegali.
Lo scopo del Mobbing è quello di eliminare una persona che è, o è divenuta, in qualche modo "scomoda", distruggendola psicologicamente e socialmente in modo da provocarne il licenziamento o da indurla alle dimissioni.
Le ricerche hanno infatti dimostrato che le cause del terrore psicologico sul posto di lavoro vanno ben oltre i fattori caratteriali: Si fa Mobbing su una persona perchèci si sente surclassati ingiustamente o per gelosia, ma anche per costringerla a licenziarsi senza che si crei un caso sindacale.
Esistono vere e proprie strategie aziendali messe in atto a questo scopo.
Il Mobbing ha conseguenze di portata enorme, causa problemi psicologici alla vittima, che accusa disturbi psicosomatici e depressivi. Le ricerche condotte all'estero hanno dimostrato che il mobbing può portare fino all'invalidità psicologica, e che quindi si può parlare anche di malattie professionali o di infortuni sul lavoro.
Secondo le prime ricerche, in Italia oggi soffrono per Mobbing oltre 1 milione di lavoratori, mentre sui 5 milioni minimo è stimato il numero di persone in qualche modo coinvolte nel fenomeno, come spettatori o amici e famigliari delle vittime.
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Il mobbizzato
E' la vittima cioè colei che diviene il bersaglio del mobber (colui che perpetua gli attacchi, ossia le azioni mobbizzanti).
Il mobbizzato mostra dei sintomi di malattia, si ammala, si assenta dal lavoro, si licenzia.
Il mobbizzato è colpito da stress psichico o fenomeni psicosomatici, attraversa fasi di depressione o manie suicide.
Definisce il suo ruolo in termini di passività "non mi fanno partecipare".
Da un lato è convinta di non avere colpa; dall'altro crede di sbagliare sempre tutto.
Mostra mancanza di fiducia in sè, indecisione ed un senso di disorientamento generale.
Rifiuta ogni responsabilità per la situazione o accusa distruttivamente se stessa. (H.Walter).
| Cosa è il "Mobbing" |
Definizione
Si definisce mobbing dal verbo inglese to mob ("assalto di gentaglia o plebaglia"), e dal latino mobile vulgus (che significa appunto "il movimento della gentaglia") - l'aggressione della gentaglia d'ufficio nei confronti del novellino, del più bravo e del più ambizioso.
In Inghilterra è molto diffuso il termine Bullyng, che significa "fare il prepotente, comandare, tiranneggiare".
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Si può quindi definire mobbing quale violenza sul posto di lavoro l'aggressione sistematica posta in essere dal datore di lavoro o dal suo preposto o superiore gerarchico oppure anche da colleghi o compagni di lavoro, con chiari intenti discriminatori e persecutori, protesi ad emarginare progressivamente un determinato lavoratore nell'ambiente di lavoro e ad indurlo alle dimissioni, per ragioni di concorrenza, gelosia, invidia o di altro comportamento o sentimento deprecabile suscitato in un animo perverso dalla convivenza nell'ambiente di lavoro od occasionato dallo svolgimento dell'attività lavorativa.
Le conseguenze per chi subisce mobbing
Il mobbing è una pratica dannosa e realmente criminale, le sue intenzioni sono dettate da sentimenti profondamente distruttivi verso gli altri ed i suoi esiti sono di portata sconvolgente. Mobbing è terribilmente criminale ed esiste una sentenza, quando in caso di infortunio grave, venga invitato l'infortunato di accusarsi.
Chi di solito subisce il danno maggiore di questo fenomeno sono il mobbizzato e l'organizzazione (ossia il datore di lavoro in cui la vittima ha lavorato o attualmente lavora).
Per il primo, il mobbing significa danni finanziari , (nel caso vi sia la perdita del posto di lavoro) e danni di tipo sociale (il crollo della sua immagine sociale e la perdita dei colleghi o di amici che non sopportano più l'umore depressivo della vittima). Sono conseguenze senza alcun dubbio molto dolorose, ma mai quanto i danni alla salute di cui il il mobbing è la causa scatenante.
La conseguenza disastrosa di tale sindrome è per il mobbizzato, che perde totalmente la sua autonomia e versa in difficoltà anche per il disimpegno delle normali attività di sussistenza (come fare la spesa, recarsi in bancaecc..), cosicchè la sindrome risulta fortemente invalidante.
Gli effetti del mobbing gravano sulla salute fisica e psichica delle vittime, nonchè sulla loro sfera affettiva e familiare, in quanto viene a compromettersi l'interazione ed i vincoli di interdipendenza che esistono tra individui in un sistema, ambiente di lavoro, e per il contesto in cui il fenomeno si manifesta.
Il mobbizzato spesso fa ricorso ad un trattamento medico accanto ad un trattamento psicoterapeutico in modo da essere sostenuto emotivamente in quel periodo duro e difficile.
giovedì 15 gennaio 2015
Casa Maternità Cuneo Parto a Casa Ostetrica Silvia: CELLULE STAMINALI
Casa Maternità Cuneo Parto a Casa Ostetrica Silvia: CELLULE STAMINALI: Il corpo umano contiene centinaia di tipi cellulari divesi, che sono di primaria importanza per la nostra salute quotidiana. Queste cellu...
CELLULE STAMINALI
Il corpo umano contiene centinaia di tipi cellulari divesi, che sono di primaria importanza per la nostra salute quotidiana. Queste cellule sono responsabili di mantenere i nostri corpi funzionanti, in modo che il cuore batta, il cervello pensi, i reni depurino il sangue, la nostra pelle si rigeneri e cosi’ via.
Il compito peculiare delle cellule staminali e’ di creare tutti questi altri tipi di cellule. Le cellule staminali sono quindi i “fornitori” di tutte le nuove cellule.
Quando una cellula staminale si divide, puo’ creare altre cellule staminali oppure cellule di altri tipi. Ad esempio, le cellule staminali della pelle possono creare altre cellule staminali della pelle o possono originare cellule piu’ differenziate, con compiti specifici come produrre il pigmento della melanina.
Le cellule staminali sono importanti per la nostra salute perchè quando ci ammaliamo o ci facciamo male, anche le nostre cellule possono venire danneggiate o morire. Quando cio’ accade, le cellule staminali si attivano, riparando i nostri tessuti lesionati e rimpiazzando le cellule che costantemente muoiono. In questo modo le cellule staminali ci mantengono sani e evitano l’invecchiamento precoce. Le cellule staminali possono venir considerate come la nostra schiera personale di microscopici dottori.
Ci sono vari tipi di cellule staminali. Gli scienziati ritengono che ogni organo contenga un tipo specifico di cellula staminale. Per esempio, il nostro sangue viene formato da cellule staminali specifiche del sangue (anche dette cellule staminali ematopoietiche). Inoltre, esistono altre cellule staminali che sono presenti dai primi stadi dello sviluppo, e queste vengono chiamate cellule staminali embrionali che si possono prendere da tessuto di embrioni abortiti ora molto utilizzata è la donazione delle celleule del cordone ombelicale. Specifichiamo che nel prelievo del sangue dal cordone non è necessario recidere il cordone immediattamente alla nascita, questo è solo a discrezione dell'ostetrica
mercoledì 7 gennaio 2015
Casa Maternità Cuneo Parto a Casa Ostetrica Silvia: AIUTARE I BAMBINI A SVILUPPARE IL LINGUAGGIO
Casa Maternità Cuneo Parto a Casa Ostetrica Silvia: AIUTARE I BAMBINI A SVILUPPARE IL LINGUAGGIO: Ci sono alcune regole semplicissime, che forse la maggior parte di noi segue abbastanza spontaneamente, che se applicate sin dall ’inizio, ...
AIUTARE I BAMBINI A SVILUPPARE IL LINGUAGGIO
Ci sono alcune regole semplicissime, che forse la maggior parte di noi segue abbastanza spontaneamente, che se applicate sin dall ’inizio, aiutano il bambino nello sviluppo del linguaggio:
- parlare in modo chiaro cercando di scandire le parole
- non prevenire quello che sta cercando di dirvi, togliendogli le parole di bocca.
- Aspettate che abbia finito di parlare.
- Poi ripetete la frase o la parola in modo corretto (ma senza correggerlo).
- usare frasi per descrivere quello che il bambino sta facendo. Ad esempio. “Hai preso la macchina grande!”
- diminuire il numero di domande così dette di controllo, ad esempio ” hai una palla rossa?”. Il bambino capirà subito che state cercando di verificare il suo linguaggio, e eviterà di rispondervi, oppure inizierà a sentirsi insicuro.
- leggete dei libri ogni giorno, e se non riesce a rimanere attento per la durata della storia, guardate solo le figure e descrivete quello che vedete.
- non mettetelo davanti alla TV con la speranza che lo aiuti a sviluppare il linguaggio. E’ provato che non solo non funziona, ma è anche deleterio, togliendo tempo prezioso al gioco.
- non lasciarlo perennemente con il ciuccio in bocca!
- Non usare nella frase NEGAZIONI, esempio :" Non sporcarti" perchè il bambino lo farà ed imparerà ad utilizzare nel linguaggio corrente frasi con negazioni, MA :"ATTENTO CHE TI POTRESTI SPORCARE"
martedì 6 gennaio 2015
PROPOSTA DI LETTURA
pggi vi propongo una lettura per questo nuovo anno. |
OGNUNO CRESCE SOLO SE SOGNATO. Antologia essenziale della pedagogia critica. di Daniele Novara. Ed, la Meridiana, collana partenze
A cura di Daniele Novara, direttore del “Centro Psicopedagogico per
Inoltre si trovano riferimenti a Lorenzo Braibanti, Aldo Capitini, Danilo Dolci, don Lorenzo Milani, MariaMontessori, Gianni Rodari.
Il libro è venduto in libreria al costo di € 14,00.
"Un’antologia è sempre una selezione soggettiva e, quindi, incompleta.
Anche questa, come tutte le altre, lo è. Il tentativo dichiarato di queste pagine è ripercorrere il solco di una tradizione purtroppo minoritaria nel nostro paese. I testi e le biografie, pur così variegati fra di loro, che attraversano questa antologia, minima ma essenziale, annodano i loro fili attorno a comuni matrici: la libertà come autonomia nella determinazione del proprio destino; la creatività come sperimentazione del possibile e conoscenza di se stessi; l’educazione come prassi e non solo come concezione; La coscienza come incessante spazio critico anche rispetto alla propria cultura di appartenenza. E’ una pedagogia che si trasforma, tra l’altro, in un nuovo modello di conoscenza nel quale analizzando e problematizzando si consente, sia al bambino che all’adulto, l’accesso a forme inedite di comprensionedel mondo. E quindi di immaginarne uno diverso. Insomma questa antologia è da dec E non accontenta di essere letta, perciò chiede di essere agita”. |
lunedì 5 gennaio 2015
I NEONATI PARLANO
I neonati comunicano con i genitori anche quando non sanno ancora parlare. Fanno capire le loro necessità emettendo dei suoni. A dirlo è Joachim Bensel, noto biologo comportamentale in Germania, che spiega i diversi suoni dei bambini e il loro significato.
I neonati comunicano fin dalla nascita con i loro genitori, altrimenti non potrebbero sopravvivere. Utilizzano mezzi di comunicazione non linguistici per comunicarci che hanno fame, che hanno bisogno di affetto o che sono stanchi.
I neonati si esprimono con il linguaggio del corpo ed emettono suoni. Noi distinguiamo cinque suoni differenti: il suono del contatto, del sonno, del bere, della soddisfazione e del malumore.
Il suono del contatto è un suono singolo ebreve, dura più o meno un decimo di secondo. I genitori lo avvertono particolarmente spesso dopo che il bambino si è svegliato. Significa: “C’è qualcuno?”. La reazione migliore dei genitori è quella di andare dal bambino e parlargli. Successivamente emerge la sensazione di essere abbandonato, ma all’inizio no.
La maggior parte dei genitori agisce nella maniera corretta d’istinto e questo è positivo. Se ci pensassero, non reagirebbero tempestivamente e il bambino si sentirebbe lasciato solo. Di notte talvolta la reazione dei genitori si fa attendere, perché loro stessi dormono e non sentono subito il bambino. Allora il bambino inizia a piangere …Non ha altra scelta. Fornisce segnali più forti per ottenere una risposta.
Nel primo anno di vita è meglio che il neonato dorma nella stessa stanza da letto dei genitori ed in seguito lasciare le porte aperte o rimanere in contatto con il bambino con un interfono. Tuttavia i bambini emettono suoni costantemente anche quando dormono. I genitori non devono reagire sempre immediatamente ogni volta.
Tipici suoni del sonno
I suoni del sonno sono piacevoli, più lunghi del suono del contatto e si odono soprattutto quando il neonato cambia posizione. Tradotti significano qualcosa come: "Va tutto bene. Non vi preoccupate." Se i genitori non sentono l’abituale suono del sonno per un paio di volte, si svegliano e controllano se il bambino sta bene. La natura ha previsto così.
I bambini che emettono suoni nel sonno non necessariamente hanno dei bisogni. I genitori che avvertono i suoni del sonno del proprio bambino, rispondono automaticamente senza essere davvero svegli. Di tanto in tanto in stato di semiveglia emettono un borbottio piacevole.
I neonati producono il cosiddetto suono del bere, questo suono accompagna l’allattamento al seno o con il biberon. Dopo ogni sorso, il bambino emette questo suono seguendo il ritmo della poppata, circa una volta al secondo. Sembra molto felice e segnala alla madre che il latte arriva nella giusta quantità.
il suono di soddisfazione diversamente da quanto accade per il suono del sonno o del bere, non hanno bisogno di una circostanza particolare. Un suono di soddisfazione significa che il bambino si sente a suo agio, è ricettivo e vorrebbe giocare o farsi coccolare. È un suono breve, felice e viene ripetuto più volte. Dopo un pasto in braccio alla madre i bambini lo emettono molto volentieri.
Il suono del malumore
Al cosiddetto suono del malumore, una serie di brevi suoni singoli (fino a 14 al minuto). Questo suono precede i lamenti e le urla che vengono emesse se i genitori non reagiscono tempestivamente. Si ripete ritmicamente e segnala che c’è qualcosa che non va, potrebbe essere dovuto al fatto che il biberon o la tetta sono stati tolti troppo presto e il bambino ha ancor fame, che non riesce a tenersi sulle braccia e quindi è frustrato oppure che è stato fatto entrare troppo velocemente nella vasca da bagno, che ha le coliche o qualsiasi altro disturbino Con il suono di malumore il bambino cerca di cambiare il suo ambiente.
I genitori non possono sempre evitare che il proprio bambino si senta a disagio. I genitori possono tuttavia calmare i propri bambini e dirgli che è già tutto passato. Allora il bambino si sente considerato.
In molti cassi i genitori possono evitare le grida ma non sempre, poiché ci sono bambini molto sensibili e difficilmente accontentabiliili, che gridano spesso. In questo caso anche i genitori più attenti possono fare poco; bisogna solo avere tanta pazienza.
Anche il linguaggio corporeo può fornire molte informazioni, ad esempio se il bambino si sfrega gli occhi significa che è stanco. Se si succhia il pollice ha fame.La cosa migliore è seguire il proprio istinto. Più silenzio c’è, meglio è. È importante anche aver fiducia nelle proprie capacità di madre o padre.
sabato 3 gennaio 2015
influenza intestinale IN GRAVIDANZA
Influenza intestinale in gravidanza: i rimedi e le cure
Influenza intestinale in gravidanza, un disturbo piuttosto frequente che non va sottovalutato nonostante nella maggior parte dei casi non comporti rischi per il feto. Il pericolo maggiore della cosiddetta gastroenterite, processo infiammatorio a carico dello stomaco e dell’intestino tenue causato da una serie di virus, consiste nella disidratazione, ragion per la quale è di fondamentale importanza bere abbondanti liquidi. Scopriamo nello specifico i rimedi e le cure dell’influenza intestinale in gravidanza.
Sintomi
La gastroenterite o influenza intestinale è un processo infiammatorio che riguarda stomaco e intestino tenue, causato da diversi tipi di virus tra cui il rotavirus, il norovirus, l’adenovirus e l’astrovirus. Tra i sintomi più comuni si annoverano dissenteria, nausea, vomito, crampi addominali, sudorazione eccessiva e inappetenza. Non è pericolosa per il feto purché non la si trascuri, aumentando il consumo di liquidi così da garantire un’adeguata idratazione al bambino.
Rimedi e cure
Cosa prendere, cosa fare e cosa mangiare in caso di gastroenterite in gravidanza? Innanzitutto bisognerà correggere la propria dieta introducendo per un certo periodo alimenti astringenti come pane, patate, mele, banane, riso, fette biscottate. Andranno invece rigorosamente evitati i grassi, la carne, i fritti, i latticini e i cibi ricchi di fibre mentre per quanto concerne i liquidi, sarà opportuno bere acqua in quantità, da integrare eventualmente con succo di mela o bevande calde. Assolutamente da bandire l’assunzione di caffè, sostanza irritante per l’apparato digerente. Un rimedio naturale particolarmente efficace è l’acqua di bollitura del riso, nota per le sue proprietà astringenti.
Al fine di evitare la disidratazione esistono soluzioni saline che andrebbero acquistate previo consulto medico. Particolarmente utili anche i fermenti lattici, ottimi per riequilibrare la flora intestinale. Una dieta corretta dovrebbe bastare per risolvere il disturbo entro 2-3 giorni dalla comparsa ma se la diarrea dovesse persistere più a lungo o se le feci fossero particolarmente liquide, presentassero sangue e mucosità, andrà immediatamente consultato il medico. Nei casi più gravi può addirittura essere necessaria l’idratazione endovenosa..
venerdì 2 gennaio 2015
DOC disturbo ossessivo compulsivo cos'è?
Cosa è il disturbo ossessivo compulsivo?
Secondo la classificazione del DSM-IV TR, il disturbo ossessivo compulsivo (conosciuto anche come DOC o OCD in inglese), è un disturbo d’ansia caratterizzato dalla presenza di ossessioni e compulsioni.

È un disturbo che può presentarsi sia nell’infanzia che nell’età adulta, anche se l’incidenza massima la si ha tra i 15 e i 25 anni. Colpisce circa il 2-2,5% della popolazione generale: significa che su 100 neonati, 2 o 3 svilupperanno nell’arco della propria vita il disturbo. In Italia, sono circa 800.000 le persone colpite da DOC.
È un disturbo che si cronicizza, anche se con fasi altalenanti di miglioramento e di peggioramento, ma a volte si aggrava fino a compromettere il funzionamento in diverse aree di vita. Raramente è episodico e seguito da una remissione completa dei sintomi.
Il soggetto si sente spesso obbligato ad agire o pensare nel modo sintomatico e per questo cerca di contrapporsi e di resistere. Nonostante cerchi di contrastare e nascondere le sue azioni o i suoi pensieri, questo sforzo non lo aiuta affatto a modificare il proprio comportamento.
Sintomi del DOC
Il sintomo centrale del DOC è la presenza di ossessioni e compulsioni o sole ossessioni, che occupano un tempo significativo della giornata (un ora o più al giorno) e interferiscono con le attività del quotidiano (lavoro, studio, vita di relazione, cura della casa o dell’igiene ecc.).
Il disturbo viene riconosciuto come tale solo se la presenza di ossessioni e compulsioni comporta una marcata sofferenza, compromette il normale funzionamento sociale e lavorativo del soggetto e se non è meglio giustificata da altri disturbi d’ansia o da malattie psichiatriche dovute a condizioni mediche generali.
Caratteristiche centrali del disturbo sono:
• la ripetitività, la frequenza e la persistenza della attività ossessiva;
• la sensazione che tale attività sia imposta e compulsiva.
Le ossessioni sono idee, pensieri, impulsi o immagini che insorgono improvvisamente nella mente e che vengono percepiti come intrusivi (ovvero la persona ha la sensazione che “irrompano da soli” o che siano indipendenti dal flusso di pensieri che li precede), fastidiosi (ovvero la persona per il contenuto o per la frequenza sperimenta disagio) e privi di senso (ovvero la persona ha la sensazione che siano irrazionali, esagerati o comunque non giustificati o poco legati alla realtà presente). Esempi di ossessioni sono pensieri come “Potrei infettarmi con il virus Hiv se tocco la porta del bagno della discoteca” o “Non devo pensare al nome delle persone a cui voglio bene in ospedale, altrimenti potrebbero ammalarsi”, “Se non controllo che tutti i file siano chiusi, qualcosa di brutto accadrà”, “ Potrei dire qualcosa di brutto senza accorgermene”.
Tali pensieri intrusivi sono ricorrenti (ovvero si ripresentano alla mente con frequenza) e/o persistenti (ovvero occupano la mente in modo duraturo e continuo).
La persona con DOC vive con sofferenza e disagio la presenza di questi pensieri.
Tale disagio dipende diverse ragioni. Un primo problema è direttamente connesso alla presenza costante e ripetuta nella mente delle ossessioni: gran parte della giornata, è occupata da immagini, pensieri e/o idee che non lasciano tregua e spazio per dedicarsi ad altro e lasciano a fine giornata il soggetto esausto.
La seconda ragione di sofferenza riguarda proprio il contenuto delle ossessioni: le idee e i pensieri ossessivi sono minacciosi e ansiogeni perché riguardano il timore di essere esposti a un pericolo (“potrei infettarmi”, “potrei far danneggiare mia figlia”, “potrebbe esplodere la casa e tutto il palazzo”) e di essere in qualche modo responsabili e colpevoli di tale pericolo, ovvero di rendersi persone immorali, cattive o pericolose (“sarebbe colpa della mia superficialità”, “non ho fatto quando in mio dovere per proteggere i miei famigliari”).
Un’idea ossessiva, però, può essere problematica anche per il fatto stesso di essere stata pensata; ad esempio, il soggetto può essere ossessionato da pensieri erotici o da bestemmie. In questi casi il problema è dato dalla consapevolezza che la propria mente ha prodotto quel pensiero, perché tale consapevolezza implica, nel soggetto, il sospetto di essere una persona immorale o pericolosa (“se ho pensato a questa brutta cosa di mio marito, significa che sono una persona cattiva, un’immorale”).
La seconda grande categoria di sintomi sono le compulsioni o rituali. Consistono in azioni mentali e comportamentali che si manifestano in risposta alle ossessioni e che ne rappresentano un tentativo di soluzione; di solito sono seguite da un senso sollievo dal disagio causato dalle ossessioni, seppure un sollievo solo temporaneo. Ad esempio, disinfettare le mani con amuchina come risposta all’ossessione “le mie mani sono piene di germi pericolosi”, è un tentativo di allontanare il problema della percepita o temuta contaminazione; evitare di toccare le maniglie delle porte o portare i guanti rappresentano un tentativo di prevenire la ricomparsa del pensiero di essere contaminato. Ancora fare un preghiera in risposta all’ossessione “ho pensato un numero che porta male”, rappresenta un tentativo di rassicurarsi circa il timore che possa per propria responsabilità accadere qualcosa di negativo per sé o altri.
Chi soffre del disturbo di solito nasconde le proprie preoccupazioni: percepisce i suoi comportamenti e pensieri come assurdi e inquietanti e se ne vergogna. Espressioni frequenti in chi soffre di DOC sono: “Non capisco perché mi comporto in questo modo”, “Forse sto diventando matto!” o “Se le persone sapessero che ho questi pensieri mi prenderebbero per pazzo!”.
Una grande parte della sofferenza di chi soffre di DOC dipende proprio dal fatto di rendersi conto della esagerazione o irrazionalità dei propri timori e dei propri comportamenti; questa consapevolezza spinge a contrastare ossessioni e compulsioni, con effetti che generalmente aggravano i sintomi e la sofferenza. Ad esempio nel tentativo di evitare di sentirsi pazzo o ridicolo nell’alzarsi di notte a controllare il gas, il soggetto può decidere di ri-controllare ripetutamente il gas prima di andare a letto in modo preventivo, anche se dopo il primo controllo è già sicuro di averlo chiuso e non è più preoccupato.
Come si manifesta il disturbo ossessivo compulsivo?
A differenza di altri disturbi il DOC si manifesta con sintomi e fenomeni eterogenei. In letteratura si trovano una grande varietà di classificazioni e categorie di DOC, ma sulla base del tipo di ossessioni e compulsioni che si presentano, é possibile individuare almeno sei sottotipi principali
Disturbo ossessivo compulsivo da controllo
Il disturbo si manifesta con ossessioni e compulsioni che implicano timori ricorrenti e controlli protratti e ripetuti, correlati al dubbio di aver dimenticato qualcosa o di aver fatto un errore o danneggiato qualcosa o qualcuno inavvertitamente. Chi soffre di questo tipo di disturbo arriva a pensare che una propria azione o omissione sia causa di disgrazie. Esempi di controlli tipici riguardano aver chiuso la porta di casa, il gas o l’acqua, aver contato bene i soldi o non aver scritto parole blasfeme.
Disturbo ossessivo compulsivo da contaminazione
In questo caso si tratta di ossessioni e compulsioni connesse al rischio di contagi o contaminazioni. Le persone che ne soffrono sono tormentate dall’insistente preoccupazione che loro stessi o un familiare possa ammalarsi entrando in contatto con qualche invisibile germe o sostanza tossica. Agenti “contaminanti” comprendono sostanze come urine, sangue, sudore, saponi, solventi e, per generalizzazione, tutti gli oggetti o persone potenzialmente veicolo di queste sostanze. Il contatto con la sostanza temuta è seguita da rituali tesi a neutralizzare la contaminazione, ovvero rituali di lavaggio (es. lavaggio ripetuto delle mani, dei vestiti o di oggetti personali).
Disturbo ossessivo compulsivo da accumulo
Il soggetto affetto da questa tipologia di disturbo si manifesta con l’impulso di accumulare e conservare oggetti, anche insignificanti e deperibili (es. giornali, pacchetti di sigarette vuoti, bottiglie vuote), perché “un giorno o l’altro potrebbe servire”. Le condotte di accumulo non sono generalmente accompagnate da ossessioni. Lo spazio occupato dalle “collezioni” può arrivare a occupare gran parte dello spazio in casa. Questi soggetti sono generalmente poco critici riguardo ai loro rituali.
Disturbo ossessivo compulsivo da ordine e simmetria
Il disturbo si manifesta come intolleranza al disordine o all’asimmetria. Libri, fogli, penne, asciugamani, videocassette, abiti, piatti, devono risultare perfettamente allineati, simmetrici e ordinati secondo una precisa logica (es. dimensione, colore). Quando il paziente percepisce asimmetria o disordine si impegna anche per molte ore a riordinare questi oggetti, fino a sentirli “a posto”. Le ossessioni di ordine e simmetria possono riguardare anche il proprio corpo (es. pettinatura dei capelli, abiti).
Disturbo ossessivo compulsivo da superstizione eccessiva
La persona che ne è affetta manifesta pensieri superstiziosi portati all’eccesso. L’esito degli eventi viene legato al compimento di certi gesti, alla visione di certi oggetti e/o colori, al suono di determinati rumori. Per annullare un effetto negativo, il soggetto affetto da disturbo ossessivo compulsivo da superstizione eccessiva deve mettere in atto il “giusto rituale”, adattato in base alla situazione che gli ha arrecato lo stato di ansia, e ripeterlo il numero di volte adeguato per evitare qualche disgrazia (ad esempio, fare una preghiera per 3 volte dopo aver visto un’immagine ritenuta negativa).
Ossessioni pure
Alcuni soggetti affetti da DOC manifestano ossessioni senza compulsioni. Manca, dunque, la componente rituale o compulsiva; tuttavia, il soggetto colpito manifesta pensieri ossessivi riguardanti l’avverarsi di situazioni altamente improbabili, ma che gli risulterebbero intollerabili. Il contenuto di tali ossessioni spesso può essere a sfondo religioso, sociale o sessuale. È il caso di chi è ossessionato dal timore di essere o diventare omosessuale o pedofilo o di chi ha il terrore di essere colto da un’aggressività improvvisa e incontrollabile e fare del male a chi gli sta accanto. In tali pazienti, l’episodio ossessivo è spesso seguito da un dialogo interiore rassicurante, che rappresenta un tentativo di soluzione al disagio attivato dall’ossessione.
Decorso e conseguenze
Il decorso del DOC raramente è episodico; una volta che si manifesta il disturbo è nella maggior parte dei casi destinato a cronicizzarsi, seppure con fasi di miglioramento che si alternano a fasi di peggioramento. In una percentuale stimata tra il 5 e 10% il disturbo ha un decorso gradualmente ingravescente.
Considerando che di solito l’esordio è in età giovanile, si tratta di un disturbo che colpisce prevalentemente persone giovani, dunque con una lunga aspettativa di vita. Questo amplifica le conseguenze negative in termini di costi e compromissioni implicate.
Dal punto di vista sociale, il fatto che il disturbo tenda a cronicizzare implica costi alti e prolungati in termini di assistenza e di capacità di lavoro (le persone affette da DOC sovente lavorano in modo discontinuo e poco produttivo).
Dal punto di vista personale il disturbo può avere gravi conseguenze in termini di costi esistenziali: poiché di solito colpisce in giovane età, rischia di compromettere il corso di studi, la possibilità di lavorare, la normale vita di relazione. Ad esempio spesso le persone con DOC impiegano molto più tempo a diplomarsi o laurearsi, a volte addirittura rinunciano; nel lavoro spesso devono accontentarsi di mansioni di bassa responsabilità. Il disturbo, dunque, riduce notevolmente le capacità di realizzazione esistenziale, riflettendosi negativamente anche sulla qualità e sulla durata delle relazioni amicali e affettive (il 50% dei pazienti non è in grado di mantenere un rapporto di coppia).
Una terza e frequente conseguenza del disturbo è un peggioramento della vita anche dei familiari: la persona può avere sintomi cosi pervasivi da diventare invalidanti non solo per sé, ma anche da impedire il normale funzionamento della vita dei familiari. Ad esempio i congiunti spesso sono direttamente coinvolti nelle compulsioni (per contenere il disagio del soggetto si sentono costretti a fare loro stessi lavaggi ripetuti, controlli o altro tipo di rituali) o chiamati continuamente in causa con ripetute richieste di rassicurazione circa il contenuto delle ossessioni (ad esempio il paziente a turno “interroga” genitori, partner, fratelli con domande come “sei sicura che toccando una maglietta rossa non ci si contagi?”; “avrò chiuso bene la porta?”). Il coinvolgimento nei sintomi può essere estenuante per i familiari e questo, con il passare del tempo, può anche peggiorare la qualità delle relazioni.
Le cause del disturbo ossessivo compulsivo
Come per tanti disturbi psichiatrici, non c’è ancora una letteratura sufficientemente robusta e condivisa sulle cause del disturbo; per spiegare le cause si fa di soluto ricorso a spiegazioni di tipo bio-psico-sociale.
Dal punto di vista strettamente psicologico, esistono evidenze del fatto che alcune esperienze e alcune caratteristiche educative possono contribuire fortemente alla genesi del disturbo.
Esiste un’ampia letteratura scientifica che individua nell’investimento sulla protezione dalla colpa o in un suo elemento, un esagerato senso di responsabilità, un fattore centrale nello sviluppo del disturbo. Esistono ampie evidenze empiriche e cliniche che il timore di colpa e l’elevato senso di responsabilità predicono la tendenza ad avere ossessioni e compulsioni e che la manipolazione della responsabilità influenzi l’intensità e la frequenza di comportamenti ossessivi sia nei pazienti che in campioni non clinici.
Anche una forte rigidità morale, di frequente frutto di una educazione particolarmente severa, con grande attenzione alle regole e con punizioni sproporzionate e/o difficilmente prevedibili, è un elemento che generalmente si trova nella storia delle persone che soffrono del DOC; si tratta di aspetti educativi che molto probabilmente favoriscono l’esagerata responsabilità e la sensibilità alla colpa.
Il DOC nei film e nei libri
- Detective Monk: è una serie tv americana che ha come protagonista un detective affetto da un’ampia varietà di sintomi ossessivi.
- Qualcosa è cambiato: è un film del 1997 il cui protagonista, Jack Nicholson, è affetto da DOC e nel quale si intuisce molto bene la fatica emotiva ed esistenziale causata da questo disturbo.
- Toc, di Nathalie Ours: il romanzo, con una pre-adolescente affetta da DOC come protagonista,
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